L’importanza di inserire l’educazione civica digitale all’interno della formazione di giovani e giovanissimi è ormai evidente anche alle istituzioni. Lo è anche la necessità di chiarire le competenze e gli ambiti in cui gli allievi devono essere formati, e attraverso quali strumenti didattici. Per questo, il MIUR ha elaborato un “Sillabo dell’educazione civica digitale” destinato a studenti delle scuole secondarie.
Cos’è il Sillabo?
Il Sillabo è stato costituito con oltre 100 organizzazioni tra istituzioni, mondo accademico nazionale ed internazionale, società civile e altre organizzazioni. Disponibile a questo link, sarà costantemente aggiornato dal Ministero e associato a dei percorsi che gli insegnanti possono utilizzare secondo le esigenze della loro classe, per far praticare ai loro alunni l’educazione civica digitale.
Quali temi tocca il Sillabo?
Consapevoli che il primo compito della scuola è creare percorsi educativi che avvicinino gli studenti al modo in cui funziona la società, gli estensori del Sillabo lo hanno organizzato in cinque sezioni. La prima si occupa dei cambiamenti derivati dalla connettività, la seconda delle implicazioni del digitale. La terza sezione si occupa dell’educazione all’informazione, la quarta della computazione.
La quinta, infine, chiama in causa responsabilità e odio in rete, occupandosi del rapporto con la cittadinanza, ma anche con la creatività:
È infatti anche attraverso l’appropriazione creativa delle tecnologie in quanto “oggetti culturali” che gli studenti sono in grado di sviluppare una maggiore consapevolezza riguardo alle potenzialità e le conseguenze dell’essere produttori di contenuti.
Cosa è necessario sapere per una adeguata educazione civica digitale?
Innanzitutto, bisogna rendere consapevoli gli studenti della “pervasività e generatività” della rete. Questi fattori danno nuovi significati a concetti noti come privacy, proprietà e diritto d’autore. Sono inoltre la base di documenti importanti come la Dichiarazione per i Diritti in Internet, prodotta nel 2014 dal Parlamento. Assodato che la rete non è, in sé, né positiva né negativa; fin da giovanissimi quindi occorre chiedersi in particolare come cambia, con Internet, la collettività.
L’educazione civica digitale passa anche dall’informazione
Per il MIUR, la base di una corretta educazione civica digitale è nelle competenze che può dare la scuola: la conoscenza della storia dei media e della cultura dei media, e la loro fruizione. Così si possono sviluppare “capacità di cercare, decodificare e utilizzare consapevolmente e criticamente l’informazione”. La padronanza delle strategie di ricerca di informazione prevede la capacità di valutare provenienza, qualità e credibilità delle fonti informative. Si devono poi identificare gli strumenti per garantire la qualità dell’informazione e i meccanismi con cui viene prodotta.
Pubblico e privato in rete
Dare agli studenti educazione civica digitale significa farli riflettere non solo su quello che viene da fuori, ma anche su di sé: su come si rappresentano in rete, ma anche sulle “strategie comportamentali positive, l’uso di un linguaggio non ostile e la capacità di sfruttare le potenzialità di collaborazione e creazione di comunità offerte dalla tecnologie”.
Occorre inoltre comprendere come i media siano un luogo dove gestire in misura crescente la diversità – anche attraverso la capacità di affrontare trolling, hate speech e cyberbullismo – sviluppando comportamenti consapevoli e una piena comprensione del ruolo delle azioni individuali.
Le specificità del digitale
L’educazione civica digitale deve anche dare ai ragazzi gli strumenti specifici della rete: conoscere cos’è un dato e come si gestisce, classifica e raccoglie. Sono la matematica e la statistica a essere fondamentali, ma anche le nozioni tecniche: cos’è un metadato, come funzionano i big data – la messa in relazione di grandi quantità di dati diversi – e come può essere utilizzata l’intelligenza artificiale. Sono questi gli strumenti utili per creare strategie di difesa in rete, che permettano ai ragazzi di navigare con più fiducia.
Educazione civica digitale significa anche educazione alla creatività e al potere della cultura
Infatti, si legge nel Sillabo, le tecnologie possono “abilitare nuove produzioni culturali, e sono esse stesse “oggetti culturali”. Fare educazione civica digitale significa quindi insegnare ai ragazzi, attraverso la multimedialità, a costruire narrazioni transmediali, crossmediali e digitali (digital storytelling), e a scoprire nuovi modi di rappresentare i contenuti, senza paura di sperimentare anche a scuola strumenti fino ad ora banditi, come i videogames, la realtà aumentata e quella virtuale. Solo facendo dei ragazzi i protagonisti attivi del mondo digitale li si educa a viverlo con consapevolezza, e li si mette in condizione di utilizzarlo anche per elaborare pensiero critico e contenuti sulle sue potenzialità e i suoi rischi.
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