Uno dei temi su cui negli ultimi tempi ci si interroga è il ruolo della rete nel processo di radicalizzazione di alcuni individui. Infatti, si tratta di un fenomeno negli ultimi anni sempre più diffuso e fonte di preoccupazione. Sempre più individui utilizzano attivamente non solo i motori di ricerca tradizionali, ma soprattutto social media e canali digitali che consentono di comunicare con altre persone provenienti da ogni parte del pianeta. Ma in che cosa consiste il processo di radicalizzazione e qual è l’incidenza degli strumenti digitali sul fenomeno?
Radicalizzazione nell’era digitale: una definizione
Dal punto di vista sociologico, quando si parla di radicalizzazione, è possibile effettuare una distinzione su due livelli. Il primo fa riferimento alla cosiddetta radicalizzazione cognitiva, caratterizzata da elementi che sono puramente ideologici. Il secondo livello, invece si discosta da un piano ideologico per avvicinarsi ad uno più concreto, che porterebbe l’individuo ad adottare comportamenti aggressivi nei confronti degli altri. Si tratta di un fenomeno che presenta diversi livelli e gradi di sviluppo. Secondo i sociologi esisterebbero in genere tre livelli di radicalizzazione. Un primo microlivello, caratterizzato dallo sviluppo del fenomeno a livello individuale. Il secondo, denominato mesolivello, o livello intermedio. Quest’ultimo è caratterizzato da un processo di radicalizzazione che si sviluppa attorno a delle comunità, che possono essere fisiche o virtuali. L’ultimo livello è il cosiddetto macrolivello, in cui l’ideologia sottoposta a processo di radicalizzazione viene accettata a livello istituzionale da governi e nazioni.
Era digitali e fattori che incidono sul processo di radicalizzazione
Nell’era digitale, i fattori che possono portare ad una radicalizzazione delle ideologie dell’individuo sono diverse. Anche in questo caso, viene effettuata un’importante distinzione tra fattori di radicalizzazione interni e fattori di radicalizzazioni esterni. I primi sono interni all’individuo o all’interno della sua comunità di origine. Influiscono propensioni caratteriali, traumi infantili all’interno del proprio nucleo familiare o all’interno della propria comunità. I secondi, invece, sono fattori di radicalizzazione esterni. Si tratta di pressioni che influenzano l’individuo dall’esterno, come per esempio la pressione della comunità in cui si vive. Negli ultimi anni, tra i fattori di condizionamento esterno si è aggiunta anche la Rete, che, secondo gli ultimi dati, avrebbe un ruolo non indifferente nel processo di radicalizzazione.
Radicalizzazione: alcuni dati sul fenomeno
Secondo i dati presentati da Rand Europe, un’istituzione no-profit impegnata nello sviluppo di politiche che vadano a migliorare lo stile di vita della popolazione, Internet creerebbe più opportunità per la radicalizzazione degli individui. La Rete, infatti, offre un bacino enorme per le idee estremiste e di propaganda che educano a valori radicali e che incitano ad azioni terroristiche. Gli individui hanno più possibilità, attraverso la Rete, di trovare materiale che inciti alla radicalizzazione. Ancora, i gruppi di matrice radicale e terroristica hanno maggiori possibilità di reclutamento di proseliti, anche in luoghi geograficamente lontani. Inoltre, il digitale favorirebbe il processo di radicalizzazione, che avverrebbe senza alcun bisogno di contatti diretti. Non solo non sarebbero richiesti contatti di tipo diretto, ma l’intero processo verrebbe addirittura accelerato dal forte potere aggregante di Internet.
Radicalizzazione ed era digitale: il fenomeno delle echo chambers
Sempre secondo le analisi effettuate da Rand, l’era digitale avrebbe portato ad una radicalizzazione delle ideologie degli individui attraverso le cosiddette echo chambers. Queste ultime, conosciute anche con il nome di camere d’eco, descrivono un fenomeno per il quale gli algoritmi che regolano, automatizzano e filtrano le informazioni all’interno di social network e motori di ricerca, mostrerebbero agli utenti solo contenuti in linea con le proprie ideologie. Le echo chambers presenterebbero all’utente sono contenuti a lui graditi, non mostrandogli altre visioni e ideologie che potrebbero non collimare con i suoi. Questa mancanza di dialogo e di apertura porterebbe ad una radicalizzazione di pensieri e visioni.
Era digitale e radicalizzazione: a contribuire anche alcuni social “di nicchia”
Nell’era digitale a contribuire al processo di radicalizzazione sarebbero anche alcuni social di nicchia. Si tratta di piattaforme social minori, che vengono sfruttate dalle aree più radicali, sia di destra che di sinistra, per sfuggire ai controlli e diffondere così le proprie ideologie. Infatti, mentre nei social media più conosciuti i controlli sui contenuti radicali stanno diventando sempre più stringenti, il controllo è meno capillare sui social media meno conosciuti. Tuttavia non sono solo i social media di nicchia ad essere usati da terroristi e gruppi radicali. Anche le reti chiuse sarebbero utilizzate come medium per diffondere hate speech. Si tratta di reti nate per favorire lo sviluppo e la comunicazione di gruppi chiusi, come le comunità di gamers o gruppi di lavoro studenteschi o aziendali, che vengono sfruttati dai gruppi estremisti per il loro carattere nascosto e difficilmente individuabile.
Quello che è necessario fare quando si naviga in Rete è essere sempre vigili e attenti. Internet, infatti, può offrire numerose opportunità. Qualora si venisse a contatto con post che incitano all’odio, sarebbe opportuno segnalare la cosa alle autorità competenti.
A cura di
Miriam Salamone
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