Piattaforme Legal Tech in Italia

L’enorme sviluppo tecnologico degli ultimi anni ha favorito il lavoro in differenti ambiti, come la medicina, la politica, e non da ultimo anche il settore legale. In Italia le piattaforme Legal Tech sono ancora limitate rispetto ad altri paesi europei o agli Stati Uniti. Eppure la recente esperienza del Coronavirus può rappresentare in tale ambito un decisivo cambio di tendenza. L’innovazione tecnologica non è più rinviabile, nemmeno in ambito legale.

Legal Tech: una definizione

Quando si parla di Legal Tech molto banalmente ci si riferisce a tutte quelle innovazioni tecnologiche che vanno a sostenere il lavoro degli avvocati negli studi legali. Esso comprendere un ampio spettro di attività: dall’introduzione della fattura elettronica per i pagamenti fino a questioni molto più delicate di analisi dei processi mediante l’ausilio di intelligenze artificiali. Per comprendere meglio cosa significa parlare di Legal Tech può essere utile avvalersi della definizione data dall’esperto del settore Carlo Rossi Chauvenet, partner di CRCLEX:

“Legal tech è un processo tecnico giuridico in grado di automatizzare e garantire in termini di compliance la fornitura di un servizio legale, secondo la definizione. Ma io tenderei ad allargare la concezione fino ad abbracciare tutte le soluzioni tech che organizzano e garantiscono la compliance di qualsiasi attività”

Oppure ancora in un’intervista a «IlSole24ore» il fondatore di Lexia Francesco Dagnino ha definito questo termine come un’espressione ‘ombrello’ in quanto:

“Interessa diversi settori, dal bancario al societario, dalla finanza alle tlc; e dove la professionalità informatica degli avvocati può trovare un proficuo approdo imprenditoriale”.

Start up legali e imprenditorialità

La quota più significativa del mercato Legal Tech è rappresentata a livello mondiale dalle start up. Se ne contano 1037, 64 nel solo Regno Unito, e offrono principalmente tools di gestione. In Francia le start up occupano il 66% del mercato legale. Esse offrono prestazioni che vanno dalla produzione automatizzata di contratti e documenti vari fino all’utilizzo di machine learning. Sempre all’estero vengono investiti nelle piattaforme Legal Tech cifre impressionanti, come 600 milioni in Spagna e 1 miliardo e mezzo in Francia, mentre in Italia vengono spesi solo 162 milioni. Nonostante gli esigui capitali investiti nel settore dell’innovazione legale in Italia e a livello di imprese Legal si contino ad oggi solamente tredici start up italiane, questo settore risulta comunque in crescita negli ultimi anni.

Di cosa si occupano le start up Legal in Italia?

Dei vari servizi che ogni start up offre agli uffici legali si può asserire che la maggior parte riguarda le tecniche per agevolare o aumentare il reperimento della clientela. Vi è poi il tema della compliance, come la legge anti corruzione, e la normativa in merito al whistleblowing (tutela dei dipendenti che segnalano illeciti). Quello che però manca nel settore legale in Italia, e che invece si sta sviluppando maggiormente nel resto d’Europa, riguarda l’utilizzo e lo sviluppo di machine learning, giustizia predittiva e big data.

Quant’è importante innovarsi oggi

Le recenti esperienze del Covid-19 e del lockdown hanno messo in evidenza come in Italia vi sia un problema di informatizzazione. Non si può arretrare dinanzi alla marea montante della digitalizzazione. Da qualche anno alcuni atenei propongono dei master o corsi di laurea sul tema law and tech, però non è ancora sufficiente. In Italia, dove l’età media di un giurista supera i quarant’anni, è necessario che l’innovazione parta proprio da quest’ultimo soggetto, come sostiene Valentina Morgante, avvocato nello studio legale BM&A, sulle pagine de «IlSole24ore»:

“Il diritto della tecnologia è un fenomeno globale e per essere compreso richiede un approccio aperto e flessibile”.

Evoluzione e prospettive delle piattaforme Legal Tech

Nell’ultimo anno sono stati stimati ricavi nel settore Legal Tech pari a 10.7 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annua del 12,9% rispetto all’anno base 2015.
Oggi non si può pensare di mantenere la tecnologia al di fuori dell’ambito legale. Lo richiede infatti il cliente, che predilige studi legali che riescono a fornire prestazioni migliori con l’ausilio della tecnologia. Lo richiede il mercato che favorisce a livello di utili le imprese che si innovano e riescono ad aumentare i propri profitti a discapito di chi predilige l’immobilismo all’innovazione. Infine, avvalendosi di simili tecnologie, come ci dicono i dati, è possibile ridurre i rischi legati all’errore umano, automatizzando i processi e le pratiche legali.

 

A cura di

Pasqualina Ciancio


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