Oggi l’uso dei social è molto diffuso. Secondo le indagini di Eu Kids Online, in paesi come Svezia e Danimarca l’età media in cui si comincia a navigare è di soli sette anni, mentre in Italia si inizia dai dieci. Insomma, a partire dai più piccoli fino agli adulti, navigare in rete e collegarsi ai social network per chattare, condividere foto ed esperienze è ormai all’ordine del giorno. In particolare si fa riferimento alla generazione dei nativi digitali, che sono cresciuti negli anni in cui i social facevano già parte della quotidianità, dimostrando fin da subito una grande naturalezza e dimestichezza nell’utilizzarli.
L’educazione civica digitale per un uso consapevole
Trattandosi appunto di una pratica normale e scontata per gli adolescenti, questi sono spesso offuscati dai vantaggi e dai lati positivi offerti dall’utilizzo di questi social, ignorando il fatto che, proprio come nelle favole, anche nella vita reale esistono i “buoni” e i “cattivi”. I cattivi, in questo caso, sono i rischi che ogni ragazzo corre nel momento in cui decide di rendere pubblica la propria esistenza.
Per questo motivo è caldamente consigliato un uso consapevole e cosciente dei social e del web in generale. Questo perché, pur essendo uno strumento oramai indispensabile e potente, che offre moltissime opportunità e permette di ampliare la propria cultura, il web è allo stesso tempo un campo minato in cui è facile venire ingannati, derisi e truffati se non si adottano le giuste precauzioni.
Gli adulti, come genitori, giocano un ruolo fondamentale; per preservare i propri figli, essi devono essere al corrente dei pericoli a cui li espongono quando permettono loro il libero accesso a internet. Per di più, è auspicabile che loro stessi, in prima persona, familiarizzino con queste piattaforme per garantire ai minori un’educazione digitale corretta nell’uso dei social.
Il rapporto tra social, minori e società odierna
È vero, teoricamente i giovani sono perfettamente in grado di utilizzare i social in maniera disinvolta perché sono abituati a confrontarsi con la tecnologia. Ma questo non significa che siano muniti degli strumenti adeguati per poterli utilizzare in modo sano e sicuro.
Bisogna sempre tenere a mente che i social sono piattaforme virtuali; questo vuol dire che non si può mai sapere con chi si ha a che fare. L’identità della persona che sta al di là dello schermo rimane spesso ignota (salvo nei casi in cui ci si conosca personalmente). Di conseguenza, pensare a chi sta visitando il profilo, guardando le foto, ma soprattutto chiedersi con chi si sta intraprendendo una conversazione, è doveroso.
I ragazzi di oggi, probabilmente guidati dalla loro esigenza di mostrarsi al mondo e di affermare il proprio io, dimenticano che questo tipo di esposizione mediatica può attirare sguardi indiscreti. Questo rischia di trasformare quello che nella loro testa è un gioco in un vero e proprio incubo a occhi aperti.
Questo uso così comune dei social è dovuto anche all’evoluzione della società. Per essere alla moda e al passo coi tempi, ormai è quasi obbligatorio far parte della community social, altrimenti si rischia di essere un po’ “fuori dal mondo”. Quindi, se a quella punta di narcisismo che caratterizza gli esseri umani si aggiunge l’influenza esterna, nonché il bisogno di rientrare in certi gruppi “elitari”, ecco che si trova la risposta al perché persiste questa “social mania”.
Come i minori usano i social
Da molti, i social sono considerati mezzi per comunicare, perché effettivamente permettono a due persone che abitano in parti opposte del globo di sentirsi regolarmente e di rimanere sempre in contatto in maniera diretta e rapida, soprattutto se si tratta di amici o familiari. È però evidente che l’uso principale che ne fanno i ragazzi è quello di esibire la propria persona per ricevere approvazione e accrescere la quantità di likes, commenti e views. Come conseguenza poi, aumentando la propria “popolarità”, si ha la possibilità di fare nuovi incontri (che siano amici o ipotetici fidanzati/e), e magari sperare che le persone “giuste” notino il profilo e offrano loro un’eventuale opportunità di lavoro e di guadagno attraverso i social.
La realtà, in effetti, sta prendendo un po’ questa piega. Non sono pochi quelli che si augurano di avere un “futuro digitale” e aspirano in qualche modo a diventare degli influencer.
Social e minori: le statistiche
Nonostante ci siano concretamente dei limiti di età per la sottoscrizione ai social network, non esistono dei dati ufficiali che dimostrino che queste norme vengano rispettate alla lettera. Innanzitutto, per iscriversi a Facebook, Instagram e WhatsApp è necessario aver compiuto i tredici anni. Da quest’età fino ai sedici anni, il loro uso è consentito solo con il consenso dei genitori o dei tutori. Dal momento che non ci sono dei sistemi di controllo comprovati, e che quindi i minori possono tranquillamente mentire sull’età anagrafica, i social mettono a disposizione un apposito modulo da compilare per segnalare i profili di minorenni, al fine di garantire la loro completa tutela.
Nello specifico, parlando di numeri, l’indagine Global Digital Report 2019 di We are Social e Hootsuite (piattaforma leader nel settore del social media management) in riferimento ai dati registrati nell’anno 2018, mostra che gli utenti attivi sui social network sono stati 3.484 miliardi nel mondo. Di questi, considerando solo Facebook, Facebook Messenger e Instagram, il 7% sarebbero minori tra i tredici e i diciassette anni. Restringendo la ricerca al territorio italiano, il rapporto indica che sono 35 milioni gli italiani attivi sui social menzionati in precedenza, di cui il 4% rientra nella stessa fascia d’età sopracitata. Il social più visitato in assoluto però, a discapito di quello che si possa credere, sembrerebbe essere YouTube, frequentato dall’87% degli utenti, di cui una gran parte è minorenne.
I rischi principali derivanti dai social
Sono molti i rischi corsi dai ragazzi che utilizzano regolarmente i social.
Dipendenza dai social
L’eccessiva dedizione nell’aggiornare il proprio profilo, la necessità di pubblicare tutti i momenti della propria vita e la ricerca disperata di likes fa in modo che i ragazzi perdano la concezione di quanto tempo effettivamente passano sui social network. Il fatto che siano portati a spettacolarizzare la propria vita per ricevere consensi, attraverso un’immagine spesso modellata e filtrata ad hoc per soddisfare le aspettative del web, rappresenta un pericolo; soprattutto nell’età adolescenziale in cui la personalità è ancora in fase di costruzione e si tende a essere particolarmente fragili, insicuri e indifesi davanti all’irruenza di queste piattaforme.
Inoltre, la quantità di commenti, spesso offensivi e denigratori o in generale i contenuti poco costruttivi di cui è invaso internet, possono segnare profondamente i ragazzi a tal punto da intaccare la loro autostima e la loro considerazione di sé.
A confermare questo fatto ci pensano i dati raccolti dalla ricerca del Telefono Azzurro (Doxa Kids), secondo cui il 43% degli adolescenti tra i dodici e i diciotto anni ammette di sentirsi “agitato, ansioso e perso” se privato dei social per una settimana.
Cambiamento del modo di comunicare
Se è vero che da una parte i social hanno avvicinato e reso più facile la comunicazione, dall’altra l’hanno resa anche più sterile; hanno chiuso e allontanato, trasformando i momenti della vita reale, quali pranzi o cene, aperitivi o momenti collettivi, in silenzi. Il parlare “faccia a faccia” ha perso valore; non si apprezza il tempo trascorso insieme alle persone perché si è concentrati a guardare una storia, piuttosto che a pubblicare un contenuto, o a rispondere a un post. Il relazionarsi online ha prevaricato i contatti umani diretti.
Gestione “ingiusta” delle emozioni
I social possono fare da schermo, o al contrario da facilitatore per esprimere le emozioni. Possono infatti aiutare una persona timida e introversa a esporsi, non dovendosi trovare di fronte all’altro; ma i social possono anche fungere da arma e da scudo per quelli che vogliono dire delle cattiverie indisturbati. Infatti l’imbarazzo, nel caso delle persone più chiuse, può essere tranquillamente ovviato perché manca la componente del confronto diretto; ma allo stesso tempo, il fatto di compiere gesti brutti o di essere dei bulli (i cosiddetti “leoni da tastiera”) ovvia il confronto diretto con la persona ferita/vittima e automaticamente annulla il dolore e il dispiacere che è stato provocato, solo perché non traspare in maniera diretta e istantanea. Di fatto, quindi, per i bulli è come se non fosse successo niente.
Cyberbullismo, adescamento di minori online (grooming) e sexting
Il cyberbullismo, il grooming e il sexting sono tutti fenomeni digitali molto delicati, che mettono a repentaglio la vita e l’equilibrio dell’adolescente.
Consigli per un uso corretto dei social
Per usare correttamente i social, il ministero dell’Interno consiglia di seguire degli step:
- Non fornire informazioni personali (nome, indirizzo, numero di telefono) a persone conosciute su Internet perché non si è ancora accertata la loro identità;
- Non inviare foto o video a qualcuno conosciuto in rete senza l’approvazione dei genitori;
- Controllare le impostazioni di sicurezza e assicurarsi di essere protetti in maniera adeguata;
- Leggere le e-mail e i messaggi insieme ai genitori, controllando anche il contenuto degli eventuali allegati;
- Esternare ciò che crea disagio, che spaventa o che desta sospetto presente sul web;
- Rispettare la netiquette ovvero l’insieme di regole da seguire quando si interagisce sui social (potete leggere sia la netiquette prevista per Facebook che quella per Instagram). Inoltre, è fondamentale ricordarsi che una volta che si scrive qualcosa sul web, questo rimane come un marchio tracciabile. È quindi vivamente sconsigliato usare un linguaggio scurrile od offensivo nei confronti degli altri utenti. Il rischio è quello di essere perseguiti penalmente;
- Non scrivere messaggi poco chiari e fraintendibili e non chiedere foto o video personali a qualcuno;
- Non fissare appuntamenti con persone conosciute via internet senza il permesso dei genitori;
Infine, bisogna ricordarsi sempre che non è oro tutto quello che luccica, e soprattutto che l’apparenza spesso inganna.
A cura di
Rebecca Brighton
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