Streaming illegale Italia: rischi e sanzioni

Streaming è un termine inglese che deriva dal verbo stream ovvero far fluire e indica un modo di guardare contenuti online senza la necessità di doverli scaricare. Lo streaming ha avuto il suo impiego più felice nella visione di contenuti televisivi e cinematografici online, ma non sempre questo mezzo è stato impiegato con finalità legali. Iggi lo streaming illegale, in Italia come altrove, è molto diffuso; ma di cosa si tratta?

Che cos’è lo streaming illegale

Come accennato nell’introduzione lo streaming è un modo per usufruire di contenuti online che possono essere visionati senza la necessità di essere prima scaricati. Non sempre, però, questa modalità viene impiegata in maniera lecita. Lo streaming illegale si connette ad un altro tipo di reato, ovvero il download pirata da parte di un soggetto che, dopo aver scaricato illegalmente il film, lo mette a disposizione di altri utenti in modalità streaming su una pagina web.

Normativa in merito al download pirata e allo streaming

Lo streaming illegale in Italia rientra nel reato di pirateria informatica, che nel nostro ordinamento designa tutti quei reati che vengono compiuti attraverso l’utilizzo di strumenti informatici. L’illecito che viene commesso mediante lo streaming e il download illegale è la violazione del diritto d’autore o copyright che viene affrontato della legge 633/41 e da un documento dell’AgCom (Autorità garante per le Comunicazioni) dal titolo “Regolamento per la Tutela del Diritto D’Autore sulle Reti di Comunicazione Elettrica” entrato in vigore nel marzo del 2014. In base alla violazione che viene commessa sono previste delle sanzioni amministrative che possono andare da un minimo di 154 € fino ad un anno di reclusione.

Streaming illegale senza fini di lucro o file sharing

La legge 633/41 opera un distinguo in base al fatto che l’attività illecita sia compiuta con o senza fini di lucro. In quest’ultimo caso le pene previste sono decisamente contenute con una sanzione amministrativa di qualche centinaio di euro. Diversamente la legge 633/41 prevede pene molto più severe nel caso di file sharing, quindi nell’ipotesi in cui il pirata informatico metta a disposizione di un numero indeterminato di persone il file scaricato illegalmente. In quest’ultimo caso oltre alla sanzione amministrativa si rischia la reclusione. Questo tipo di logica legislativa vale in egual maniera sia che si tratti di download pirata sia che si tratti di streaming di materiale coperto da copyright.

Criticità sul rispetto della normativa sul diritto d’autore

Nonostante esista una legge che disciplini l’illecito sulla violazione del diritto d’autore e quindi lo streaming illegale, in Italia non risulta affatto facile per le forze dell’ordine riuscire a individuare i colpevoli di questo reato. Le ragioni sono legate al fatto che nella maggior parte dei casi risulta difficile risalire alla persona che sta dietro all’identità digitale. In secondo luogo c’è anche il fatto che l’operazione richiede un impiego di risorse non indifferente. Dunque, arginare il fenomeno non risulta affatto facile.

Le nuove piattaforme a pagamento online per fronteggiare la pirateria

Per far fronte a questo problema sono nate negli ultimi anni piattaforme come Netflix che permettono di usufruire online di contenuti coperti da copyright a prezzi contenuti, mediante un abbonamento mensile o annuale. Questa soluzione non riguarda però solo i film e telefilm ma anche la musica con piattaforme come Spotify. Anche per quanto concerne il mercato del libro, si è pensato di ridurre notevolmente il costo degli ebook per fronteggiare il problema legato alla violazione dei diritti d’autore. Queste alternative economiche alla pirateria sembrano essere le più efficaci per arginarla, rispetto al classico approccio sanzionatorio e di ricerca del colpevole che, in rete, mediante l’utilizzo di indirizzi fittizi, risulta essere veramente molto difficile da individuare.

I limiti della legislazione classica online

Il fatto che il metodo migliore per combattere la pirateria online sia legato allo sviluppo di piattaforme a pagamento o da prezzi calmierati da parte delle case editrici è indicativo di come il classico approccio alla risoluzione delle controversie nella vita reale sia inefficace in rete. Risulta necessario in tal senso aggiornare la normativa in materia di diritto informatico ed investire maggiormente in reparti della polizia di Stato come quello della polizia informatica per rispondere al meglio alle nuove sfide che lo sviluppo digitale porta con sé, soprattutto se si tratta di tutela dei diritti.

A cura di

Pasqualina Ciancio


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