La guerra digitale tra pirateria e sospetti
La guerra digitale a cui stiamo assistendo dopo l’invasione russa in Ucraina ha pochi precedenti e i Paesi coinvolti usano strumenti a volte inaspettati per colpire l’avversario.
Dopo che gran parte delle aziende occidentali si è ritirata dal mercato russo, il governo di Putin ha deciso di prendere delle contromisure. Tra queste, una delle più curiose è l’autorizzazione della pirateria.
L’autorizzazione russa alla pirateria nella guerra digitale
Nei giorni successivi l’attacco, la maggior parte delle società di infotainment occidentali ha interrotto l’accesso ai propri servizi nel territorio russo. In risposta a questa decisione, il Ministero dello Sviluppo Economico aveva espresso la volontà di permettere le violazioni del diritto d’autore in risposta alle sanzioni internazionali. Una legge russa consente infatti di usare qualsiasi proprietà intellettuale senza il permesso del detentore dei diritti, nel caso in cui ci si trovi in situazioni di reale emergenza. Questa norma, infatti, sarebbe stata pensata per proteggere la sicurezza dello Stato.
Pochi giorni dopo, a metà marzo, il governo russo ha ufficializzato la sospensione del diritto d’autore nei confronti delle aziende appartenenti ai Paesi ostili. Secondo tale decisione, le aziende russe non hanno più l’obbligo di pagare per l’uso di software e contenuti appartenenti ad aziende con sede nei Paesi che abbiano aderito alle sanzioni internazionali.
Per spronare i cittadini a seguire questa nuova possibilità, il deputato della Duma Dmitry Ionin ha indicato ai cittadini di usare il più grande Torrent tracker russo, RuTracker, per piratare film americani. Effettivamente RuTracker ha raggiunto con il passare degli anni dimensioni notevoli: al momento, il volume totale scaricabile ammonta a quasi 5 petabyte (l’equivalente di un film in Full HD lungo circa 17 anni).
Tra le varie aziende per cui viene autorizzata la pirateria spiccano colossi come Microsoft, Google, Apple, i maggiori servizi di streaming (video e musicale) e le grandi case produttrici di videogiochi come Nintendo o Electronic Arts.
La nazionalizzazione delle aziende occidentali
La decisione di consentire la pirateria in Russia si accompagna all’intenzione del governo di nazionalizzare le aziende straniere che hanno deciso di abbandonare il Paese. L’abbandono del mercato russo da parte dei colossi occidentali, infatti, genererà un notevole impatto sulla disoccupazione e in generale sulla precaria tenuta economica russa.
L’intenzione del governo sarebbe dunque quella di porre sotto gestione dello Stato le aziende che hanno lasciato il Paese, come suggerito dal primo ministro Mikhail Mishustin al presidente Putin. La decisione non sarebbe però particolarmente apprezzata neanche nella cerchia degli oligarchi. Vladimir Potanin, oligarca arricchitosi nel settore metallurgico, ha infatti evidenziato i rischi di una decisione simile, con pochi precedenti. Nazionalizzare le aziende straniere porterebbe alla totale sfiducia dei mercati nei confronti della Russia, con pesanti conseguenze a breve e lungo termine.
Di questo clima di tensione risentono anche le aziende russe, e alcune sono state accusate di collaborare con il governo russo. Tra queste, la nota Kaspersky.
Il caso Kaspersky
Kaspersky Lab è l’azienda russa che distribuisce l’omonimo software anti-virus. È la principale fornitrice di software per la sicurezza informatica in Europa ed è al quarto posto globale per fatturato. In totale conta circa 400 milioni di utenti. Negli scorsi anni, Kaspersky è stata più volte accusata di collaborare con i servizi segreti russi. Le accuse sono state prontamente smentite dall’azienda, ma ciò non ha impedito al Dipartimento di sicurezza nazionale americano di vietare, nel 2017, l’uso di prodotti Kaspersky a tutti i dipartimenti del governo statunitense.
Dopo questo caso, Kaspersky aveva deciso di garantire maggiori controlli indipendenti sui propri software, oltre a spostare parte delle proprie infrastrutture in Svizzera.
All’indomani della guerra, sono tornati i dubbi sui software dell’azienda, anche in Italia. Come riporta Reuters, a metà marzo il sottosegretario di Stato con delega alla sicurezza Franco Gabrielli ha espresso questi dubbi in Senato. Gabrielli ha infatti informato il Parlamento dell’impegno del governo per interrompere l’utilizzo dei prodotti di Kaspersky Lab. Il governo autorizzerebbe così le pubbliche amministrazioni a cambiare i software ritenuti a rischio, senza incorrere in sanzioni. Negli stessi giorni, l’agenzia tedesca che si occupa di cyber sicurezza aveva messo in guardia gli utenti che utilizzano questi prodotti.
Insieme alle parole di Gabrielli, anche il mondo economico italiano ha preso le distanze da Kaspersky. La squadra di Formula 1 della Ferrari, di cui Kaspersky era uno degli sponsor di maggior rilievo, ha infatti deciso di interrompere la collaborazione. Allo stesso tempo, Ferrari sta valutando se continuare a utilizzare i software Kaspersky. E di certo non è l’unica azienda a farlo.
A cura di
Federico Villa
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