La Cina dei videogiochi: solo tre ore a settimana per i più giovani

La nuova stretta cinese sui videogame

Il governo cinese ha disposto una stretta sempre più ferrea ai videogiochi: i minori (under 18) potranno giocare solamente un’ora al giorno, per un massimo di tre a settimana, e solo dalle 20 alle 21.

La National Press and Publication Administration ha motivato tale divieto appellandosi al pericolo di dipendenza dei minori dai giochi online. Grazie a queste restrizioni, la salute fisica e mentale dei minori sarà protetta in modo più efficace. Le autorità cinesi, infatti, sono da tempo preoccupate per la dipendenza dal gioco e altre attività online, che considerano dannose per i giovani.

Non solo restrizioni, ma anche nuove regole per registrarsi ai videogiochi: accessi con nome reale e riconoscimento facciale. Tutti i fornitori di giochi online dovranno prevedere tale metodo di registrazione. Per giocare, quindi, gli utenti dovranno dire chi sono, certificando età e identità attraverso i documenti di identificazione rilasciati dal governo.

Tencent, la più grande azienda di videogiochi al mondo per fatturato, ha deciso di utilizzare una combinazione di tecnologie che fanno uscire automaticamente i giocatori dopo un certo periodo di tempo e una tecnologia di riconoscimento facciale per garantire che gli utenti registrati stiano usando le loro credenziali fornite in sede di registrazione.

 

I precedenti

Queste regole rappresentano un ulteriore passo in avanti rispetto a una precedente stretta decisa nel 2019. Da allora, i minorenni potevano passare online un’ora e mezza al giorno e tre durante le ferie, ma non potevano giocare dalle 22 alle 8. Da quel momento, inoltre, gli utenti tra i 16 e i 18 anni non possono spendere in videogiochi più di 400 yuan (l’equivalente di circa 60 dollari) ogni mese.

In ogni caso, già nel 2011 esistevano linee guida del governo cinese molto chiare contro scommesse, violenza e nudità. Anche la violazione del copyright e la diffusione di segreti di Stato sono state proibite. Vietate anche le opere che “mettono in pericolo le tradizioni culturali nazionali e la moralità sociale” o che “promuovono culti o superstizioni feudali”. Oltre alla violenza eccessiva, poi, Pechino è sempre stata molto severa sui videogiochi che rappresentano i viaggi nel tempo. La Paradox Interactive non è riuscita, nel 2015, a superare il filtro di controllo di Pechino per il suo videogioco Stellaris che era ambientato nel futuro e trattava di viaggi spaziali. Si ipotizza che la rappresentazione di colonizzazioni di nuovi pianeti dove si poteva scegliere la forma di governo non fosse apprezzata dalle autorità cinesi.

Inoltre, nel 2018, Pechino aveva annunciato che per nove mesi non sarebbe più uscito nessun nuovo videogioco, né straniero né locale.

 

Solo i giovani giocano online?

Sono circa 740 milioni i cinesi che giocano online. Sebbene un numero molto elevato di utenti corrisponda a giovani, la maggior parte dei giocatori è più matura. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, infatti, i giovani giocatori rappresentano solo una piccola percentuale delle entrate complessive dei grandi colossi cinesi dei giochi online. Tencent, per esempio, ha ammesso che solo il 2,6% dei suoi guadagni lordi, da aprile a giugno, proveniva da giocatori cinesi di età inferiore ai 16 anni.

 

Chi ci perde davvero?

Secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa.

Le nuove restrizioni vanno a colpire direttamente alcuni giganti del web cinesi, del calibro di Tencent e NetEase. Alla borsa di Hong Kong, i titoli hanno scontato eccome la decisione della National Press and Publication Administration. NetEase, quotata a Wall Street come Tencent, in mattinata ha subito perso il 4%. Tencent azzera invece le perdite iniziali, dopo aver ceduto più del 3%.

La maggior parte del fatturato di entrambe le società, infatti, deriva proprio dal business dei videogiochi. Occorrerà capire quanto questa nuova legislazione condizionerà il mercato cinese a lungo termine e quanto inciderà nelle scelte strategiche delle grandi aziende del settore.

 

Perché?

Questa stretta ai videogiochi ha origini profonde. Già nel giugno 2020 la Procura Suprema del Popolo cinese esprimeva l’intenzione di voler ampliare la portata delle cause di interesse pubblico a questioni come i diritti digitali, i diritti dei minori e la salute pubblica. Allargando in questo modo lo spettro dell’interesse pubblico, tali questioni avrebbero potuto essere affrontate attraverso azioni legali avviate direttamente da procuratori o da associazioni collettive.

In Cina, i diritti dei minori online sono sempre stati tra le priorità da affrontare. Anche il recente regolamento sulla privacy dei dati stabilisce requisiti di alto livello per la raccolta, l’archiviazione, l’uso, il trasferimento e la divulgazione delle informazioni personali dei bambini all’interno del territorio cinese. I dati dei bambini vengono classificati come dati altamente sensibili e pertanto non possono essere utilizzati.

 

I benefici del web

La linea dura della Cina sul lungo raggio non sembra essere la scelta migliore. Bloccare l’accesso al Web ai minori, ridurne l’utilizzo e bloccare certi contenuti non li responsabilizza e non insegna loro a tutelarsi dai pericoli della Rete, quando, da maggiorenni, vi si imbatteranno. Queste restrizioni isolano i minori non solo dai pericoli del Web – che esistono, sia chiaro – ma anche dai benefici che l’online può portare con sé.

Soprattutto durante la pandemia da Covid-19, i giochi online hanno rappresentato un modo per i ragazzi di trovarsi e condividere momenti di spensieratezza, nonostante la distanza. Gli smartphone (così come il PC) permettono di usufruire di molte attività diverse tra loro: televisione, radio, telefono, libri. Considerare il tempo passato davanti a uno schermo significa poco se quel tempo complessivo lo si divide tra lettura, musica, podcast, corsi online, messaggi, mobile games, video, serie tv. Il tempo che passiamo davanti allo schermo è anche un tempo di cultura e di istruzione, non solo un tempo fatto di pericoli e fregature.

 

Il ruolo dei genitori

A febbraio, il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia ha pubblicato il General Comment 25, all’interno del quale si è tentato di stabilire regole unanimi per i bambini la cui maturità viene raggiunta in momenti diversi. Per risolvere questo problema, la responsabilità di decidere eventuali limitazioni potrebbe essere presa dai genitori stessi. Il General Comment chiede, infatti, il sostegno coordinato delle famiglie, dei bambini, delle aziende tecnologiche, dei governi, della comunità per redigere regole più adeguate per i minori, in merito ai dati, alla privacy e a eventuali restrizioni d’uso.

Inoltre, bisogna diffondere consapevolezza sui rischi e sulle strategie che gli adulti possono mettere in atto per salvaguardare i diritti dei bambini. Infatti, come spesso accade, la paura emerge soprattutto a causa dell’ignoranza, in questo caso in merito alle tecnologie. Molto spesso, i genitori troppo preoccupati per le insidie del Web vietano ai figli l’utilizzo dei device mobili e questo fa sì che i ragazzi non possano invece beneficiare di tutti gli aspetti positivi.

 

 

A cura di

Martina Nicelli


Fonti:

Credits: