Non è un segreto che negli ultimi anni il mondo della pubblicità abbia subito diversi mutamenti. Per adattarsi a un mercato in rapida crescita, gli inserzionisti si sono trovati spesso a dover cambiare il medium su cui erano soliti pubblicare i propri annunci.
La pubblicità ai tempi della televisione
Prima venne la TV e le reti private, che si sostentavano principalmente grazie agli introiti pubblicitari. Negli anni, la televisione riuscì a farsi spazio nell’industria pubblicitaria. Se prima gli spazi per le inserzioni venivano venduti su materiale fisico, come la carta di giornali e riviste, dagli anni Ottanta si iniziò a dare priorità agli spazi pubblicitari virtuali. Gli inserzionisti, per raggiungere il proprio target (cioè quella fetta di mercato che aveva più probabilità di acquistare il prodotto pubblicizzato), sceglievano gli slot pubblicitari in base all’orario e in base alla programmazione televisiva immediatamente precedente e successiva rispetto allo slot. In questo modo era possibile prevedere con maggiore chiarezza quali categorie si sarebbero trovate davanti al televisore in quel momento.
Nonostante ciò, la pubblicità televisiva (o radiofonica) non ha mai soppiantato del tutto quella cartacea. Si tratta più che altro di un’integrazione; questi due tipi di pubblicità lavorano tutt’ora insieme e le loro interazioni cambiano con il passare del tempo e l’avanzare della tecnologia. Basti pensare ai QR code; tecnologia presente sul mercato già da qualche anno e che permette di scansionare con lo smartphone un codice a barre che riporta a un sito internet inerente al prodotto pubblicizzato.
La svolta pubblicitaria con internet
Ed è proprio internet che ha, ancora una volta, cambiato le carte in tavola. Da diversi anni, la pubblicità online è ormai una prassi, che si tratti di banner pubblicitari o di pop up (il più delle volte indesiderati). Il meccanismo di compravendita di spazi pubblicitari online è piuttosto complesso e i metodi di raccolta dei dati dei consumatori sono spesso controversi. In effetti, non si tratta più di una mera questione di orario; la pubblicità online rende necessario l’impiego di mezzi più avanzati per la raccolta dati, così da rendere più mirata l’offerta pubblicitaria.
Per snellire queste pratiche, già da diversi anni si ricorre all’uso dei social network come mezzi per pubblicizzare diversi prodotti. In effetti, sui social sono già presenti diverse informazioni sul nostro conto; queste rendono più facile il nostro inserimento in una determinata categoria socio-anagrafica. Il compito delle agenzie pubblicitarie e dei grandi marchi è quindi facilitato. Senza contare che, sui social, noi stessi scegliamo spesso di seguire le pagine ufficiali dei nostri brand preferiti per rimanere sempre aggiornati sugli ultimi prodotti.
Instagram: il re della pubblicità
Negli ultimi anni, il re della pubblicità online si è rivelato Instagram. Questo social, da un paio di anni a questa parte, ha attivato anche una funzione “shopping”. Vi sarà capitato di notare nei un post dei pallini indicanti il prezzo dei prodotti mostrati, o dei link che indirizzano al sito del rivenditore. Il processo di mutamento era però già stato innescato in precedenza; profili verificati per i grandi marchi, possibilità di attivare profili aziendali e accedere a statistiche più avanzate per individuare il proprio target, hashtag che indicano collaborazioni fra brand e influencer, post sponsorizzati, inserimento di spazi pubblicitari fra le Instagram stories, ecc.
Per riuscire a fare fronte alla richiesta, è stato necessario stilare un elenco di regole sempre più lungo per fare in modo di agire nel rispetto della legge. Negli ultimi tempi qualcosa si sta agitando nel mondo del web; sembra che non tutti rispettino queste regole e capita spesso che si cada nella pubblicità occulta. Questo accade quando chi è pagato da un brand pubblicizza i prodotti interessati senza dichiarare che si tratti di una pubblicità a tutti gli effetti. Così facendo, ai follower sembra che si tratti di opinioni totalmente personali e disinteressate quando, in realtà, non è così.
Gli influencer contro la pubblicità occulta
Diverse Instagram star hanno denunciato questo atteggiamento poco corretto nei confronti sì del pubblico, ma anche di chi le regole ha deciso di rispettarle.
Prendiamo in esempio il profilo Instagram di Camilla Boniardi. Molti di voi la conosceranno come Camihawke e la ricorderanno, oltre che per una buona dose di simpatia mischiata a lentiggini e lunghissimi capelli rossi, soprattutto per la sua sensibilità verso temi troppo spesso trascurati. Il suo profilo Instagram è ormai seguitissimo (ha da poco raggiunto il milione di followers) e Camilla sfrutta spesso il suo status di influencer e la possibilità che ha di arrivare a un’audience così ampia per dire la sua. Lo scopo è quello di aprire uno spiraglio sulla possibilità di creare un contesto sociale più inclusivo, più attento al prossimo e, in generale, più equo e giusto. Sul suo profilo si parla di viaggi, cibo e musica ma anche di body positivity, di sicurezza stradale, di prevenzione medica e di giustizia sociale.
Camihawke: come funzionano gli adv
Qualche tempo fa, Camilla ha deciso di condividere il proprio punto di vista su questo fenomeno sempre più diffuso spiegando in maniera molto dettagliata come funziona la pubblicità su Instagram e per quale motivo non è possibile aggirare le regole con metodi subdoli (i più curiosi possono trovare le sue spiegazioni nelle stories in evidenza sul suo profilo Instagram).
Lei stessa afferma di lavorare da molto tempo con diverse aziende ma sempre in maniera limpida. Chi invece non lo fa, convinto di dare un’immagine più “pulita” di sé, contribuisce solo a inficiare la community social tramite inutili sotterfugi che hanno lo scopo di ottenere un tornaconto personale più vantaggioso. Inoltre, non solo le opinioni spesso non si rivelano essere genuine ma, nella maggior parte dei casi, i prodotti pubblicizzati fanno leva su insicurezze personali promettendo miracoli, principalmente a livello estetico, che non possono mantenere.
Insomma, anche nel mondo del web, come in quello reale, è necessario tenere gli occhi aperti in modo da riuscire a distinguere la sincerità dalla frode, per non cadere in trappole spiacevoli.
A cura di
Alessia Marinoni
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