Internet e il mondo digitale sono una realtà ancora giovane e, per questo motivo, spesso difficile da utilizzare nel modo corretto. Ci sono ancora oggi tante idee sbagliate nei confronti del digitale, questo perché manca una cultura che riesca a definire cosa sia davvero. Per esempio, spesso si ritiene che, essendo qualcosa di intangibile e non concreto, il digitale non abbia conseguenze sulla realtà materiale. È esattamente il contrario: le conseguenze ci sono, sia per gli utenti che per l’ambiente. La definizione stessa di inquinamento digitale è stata coniata proprio per parlare di questa vera e propria piaga moderna, che da decenni ormai si fa sempre più grave.
L’inquinamento digitale è concreto
L’inquinamento digitale è reale, nonostante sia causato da qualcosa di astratto come il digitale. Tuttavia, se ci si ferma a considerare davvero l’ambito digitale, si può immediatamente capire come possieda una parte concreta molto forte. Basti pensare ai cavi che collegano il mondo. Miliardi di chilometri di cavi, che a loro volta comportano tunnel sotterranei in cui essere inseriti, e di conseguenza materiale di scarto. Per non parlare dei server dislocati in tutto il pianeta e di quello che comportano, essendo perennemente accesi, esattamente come i nostri smartphone.
Oltre a questi elementi prettamente concreti, anche la parte immateriale del mondo virtuale ha delle conseguenze pesanti sull’inquinamento. Sapevate, per esempio, che mandare un’e-mail, ricevere un messaggio o fare una semplice ricerca su Google, comporta una produzione di anidride carbonica altissima? Le attività virtuali sono responsabili di circa il 2% delle intere emissioni di CO2 del pianeta, e gli esperti stimano che la quantità potrebbe quasi raddoppiare nel giro di pochi anni.
Come ridurlo?
Nel nostro piccolo, tutti possiamo fare qualcosa per ridurre l’inquinamento digitale. Un accorgimento molto semplice, ma importante, è evitare di ricevere tonnellate di newsletter inutili, nella propria (o nelle proprie) caselle e-mail. Come si è detto sopra, inviare o ricevere una semplice e-mail di testo produce una quantità importante di CO2, dunque sarebbe meglio evitare, quando possibile. Quando poi queste newsletter contengono immagini e video allegati, come la maggior parte di esse, la quantità di inquinamento cresce ulteriormente.
Un altro accorgimento banale è quello di non utilizzare lo smartphone senza un vero scopo, solo per combattere la noia facendo ricerche su ricerche che producono inquinamento e che sarebbero facilmente evitabili.
Inoltre, l’accumulo di e-mail in una casella porta a un lavoro inutile dei server e a un inquinamento maggiore del dovuto. Eliminate le e-mail che non vi servono più e accertatevi sempre di avere svuotato la cartella della posta indesiderata ed eliminata.
Gli smartphone e l’inquinamento digitale
Un altro fattore che rientra nell’inquinamento digitale è la produzione stessa di cellulari, smartphone, tablet e computer. Peggio ancora delle innumerevoli parti in plastica che li compongono; questi sono i piccoli chip e le altre parti che permettono il vero funzionamento dei nostri dispositivi digitali. Essi infatti sono realizzati in materiali di difficile reperibilità e, soprattutto, di difficile smaltimento.
Tutto questo spaventa già di per sé, se si pensa a quanti cellulari e computer pro capite ci sono, ma è ancora più allarmante quando ci si ricorda che il mercato globalizzato, le mode e il capitalismo portano a un rinnovo continuo di questi strumenti e al bisogno di possedere sempre l’ultimo modello. Si finisce con l’incrementare la produzione di questi oggetti, quando sicuramente si potrebbe almeno in parte diminuirla o arginarla. Inoltre, gli smartphone e i laptop sono terribili per l’ambiente, perché devono continuamente essere ricaricati (si pensi a quanto spesso ognuno di noi lo fa, ogni giorno).
La nostra società sta perdendo il contatto con ciò che davvero conta e con ciò che davvero dovrebbe preoccupare. Quasi nessuno è consapevole delle conseguenze dell’inquinamento digitale e la cosa non è più accettabile in un momento storico come il nostro, dove la crisi ambientale è non solo già iniziata, ma a un punto di non ritorno.
Occorre educare, e occorre farlo subito. Bisogna diventare consapevoli delle proprie azioni, siano esse concrete o dislocate in uno spazio virtuale.
A cura di
Susanna Olmi
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