Quando si parla dei problemi di Internet, e in particolare di quelli relativi all’informazione, si fa spesso riferimento al concetto di fake news. Con il termine si indicano quelle notizie non autentiche e non attendibili che possono circolare liberamente a causa della mancanza di restrizioni e vincoli giuridici attribuibili alla Rete.
Tuttavia, esiste un altro aspetto negativo dell’informazione che passa per il digitale, spesso sottovalutato, che è però in grado di generare nel lettore un senso di confusione e inadeguatezza. Si tratta dell’inquinamento digitale, o overload informativo.
Inquinamento digitale: definizione e caratteristiche
L’inquinamento digitale si verifica quando si ricevono troppe informazioni su una determinata tematica. Diventa allora difficile selezionarne su cui focalizzare l’attenzione o elaborare un pensiero critico su una notizia.
Spesso questa grande quantità di informazioni è talmente elevata da essere percepita non più come un insieme di voci diverse, ma come un tutt’uno, come un rumore del quale non riusciamo a definire le diverse fonti. L’inquinamento digitale può così condurre a due fenomeni che derivano dallo stress di dover fronteggiare una quantità eccessiva di nozioni: l’Information Anxiety e l’Information Fatigue Syndrome (IFS).
Infomation Anxiety – L’ansia da informazione
L’ansia da informazione è una condizione di stress che si origina dall’impossibilità di accedere, capire o fare uso dell’informazione necessaria.
Il termine è stato creato da Richard Saul Wurman nel 1989 e definisce:
Il prodotto del sempre più ampio divario tra ciò che capiamo e quello che pensiamo di capire. È il buco nero tra i dati e la conoscenza.
È un concetto strettamente correlato all’overload informativo, che, secondo gli studiosi Baron e Wood, si origina quando i compiti che svolgiamo tendono a diventare più complessi, quando le distrazioni aumentano e quando ci vengono affidate responsabilità nuove, con le quali non abbiamo ancora dimestichezza.
Questo tipo di fenomeno non riguarda quindi la sensazione di essere bombardati da una miriade di informazioni, caratteristica fondamentale dell’inquinamento digitale, ma più in particolare la difficoltà di accedere ai dati. Inoltre, non presenta particolari manifestazioni fisiche, al contrario di ciò che accade con l’Information Fatigue Syndrome.
Information Fatigue Syndrome (IFS) – La sindrome da affaticamento informativo
Secondo uno studio di David Lewis dal titolo Dying for information?, esistono alcuni sintomi derivanti dall’inquinamento digitale che possono provocare la cosiddetta sindrome da affaticamento informativo. Si tratta di problematiche come:
- Confusione e frustrazione
- Dolori di stomaco e mal di testa
- Dimenticanze
- Malumori, irritabilità, ansia, dubbi su di sé e insonnia
- Peggioramento della qualità delle decisioni e blocco della capacità analitica
Quest’ultimo punto in particolare può portare la nostra mente a lavorare in modalità panico e a leggere e comprendere le informazioni che ci vengono fornite in maniera scorretta, impattando le prestazioni che spesso sul lavoro, a contatto con un gran numero di dati e nozioni, ci vengono richieste.
Inquinamento digitale: cause
Perché si originano questi fenomeni?
La risposta va ricercata nella società odierna e in quello che è il nostro stile di vita. Siamo infatti costantemente iperconnessi attraverso i social network – Instagram, Facebook e Twitter in primis – e tramite i nostri smartphone. Veniamo continuamente bombardati di notizie, e-mail, pubblicità, offerte commerciali e informazioni che non riusciamo a isolare, che ci appaiono tutte importanti allo stesso modo.
In sostanza, riceviamo più stimoli di quelli che riusciamo ad assimilare. Questo crea in noi una sorta di assuefazione all’eccesso di informazioni, verso il quale possiamo addirittura sviluppare una vera e propria dipendenza.
Inquinamento digitale: come sconfiggerlo
Vogliamo essere sempre connessi e informati, anche a costo di utilizzare più device tecnologici allo stesso tempo per farlo.
Nonostante ciò, diversi studi hanno dimostrato che un gran numero di dati di cui veniamo a conoscenza finisce nel dimenticatoio. Questo perché, in generale, il 75% delle informazioni che apprendiamo viene dimenticato, se non ne facciamo immediatamente uso. È quindi importante cercare di affrancarsi dai vincoli imposti dalla società contemporanea e dotarsi dell’educazione civica digitale necessaria a districarsi in un contesto di inquinamento digitale.
Occorre imparare a filtrare le informazioni e gli stimoli dai quali siamo bombardati, tentando di elaborare una distinzione tra ciò che è veramente utile e ciò di cui possiamo fare a meno.
A cura di
Martina Torrini
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