Recentemente un’inchiesta svolta da «Wired» ha rivelato l’esistenza gruppi Telegram italiani di revenge porn. Qui uomini di mezza età, padri di famiglia e giovani adulti si scambiano foto e video intimi delle rispettive ex fidanzate o di ragazze e figlie minorenni.
Che cos’è Telegram?
Telegram è noto al giorno d’oggi per essere un’applicazione di messaggistica istantanea alternativa al software leader del settore in Occidente, ovvero Whatsapp. Come il suo “rivale”, però, è altrettanto valido e ricco di potenzialità.
Telegram è completamente gratuito. Dal momento del download fino all’installazione su qualsiasi dispositivo e su qualunque sistema operativo (iOS, Android o Windows), esso non richiede alcun pagamento per l’utilizzo, né tantomeno prevede delle versioni “plus” alle quali si accederebbe ipoteticamente solo tramite abbonamento. Di conseguenza, bisogna diffidare da queste versioni che decantano fantomatiche funzionalità extra, perché si tratta di esche per truffe ideate per indurre gli utenti a scaricare veri e propri malware o virus di altra natura.
Caratteristiche e funzionalità di Telegram
Telegram, come le app di messaggistica concorrenti, funziona attraverso la connessione a internet. Permette di chattare, chiamare e videochiamare sia utenti singoli che gruppi, inviare documenti, fotografie, file audio e geolocalizzazioni. Inoltre l’app supporta GIF, sticker ed emoji grazie ai quali si possono personalizzare le proprie conversazioni.
Le chat su Telegram possono essere di due tipi:
- Chat cloud (chat classica): cifratura dello smartphone al server e salvataggio dei dati;
- Chat segreta: cifratura end-to-end (punto-punto) tra i due dispositivi coinvolti senza salvataggio sul server.
Telegram: i gruppi
A differenza delle altre app, su Telegram i gruppi arrivano a contenere fino a 200.000 membri che possono interagire tra loro come in una normale chat. Si può scegliere di impostare degli amministratori con permessi selezionabili. Essi possono infatti cambiare le informazioni del gruppo, eliminare messaggi di altri utenti, bannare, limitare o bloccare utenti, aggiungere altri amministratori e invitare altri utenti ad aggiungersi al gruppo tramite link diretto. Gli amministratori, poi, possono anche modificare le abilità degli utenti, come quella di inviare e fissare messaggi, media, sticker o GIF, di cambiare le info del gruppo o di aggiungere altre persone. All’interno di questa maxi chat, la cronologia dei messaggi è condivisa da tutti, per cui l’azione di inviare o cancellare un messaggio ricade su tutti i partecipanti.
Inoltre, questi gruppi possono anche essere resi pubblici impostando uno username; in questo modo appaiono nella ricerca e chiunque può fare un’intrusione e leggere i messaggi, senza doversi per forza unire e diventare un membro ufficiale.
Telegram: i canali o gruppi broadcast
Nei canali o gruppi broadcast (come Ansa, BBC World, MTV, Gazzetta dello Sport, GialloZafferano, Le Offerte Di Amazon) gestiti da uno o più amministratori, gli utenti iscritti possono soltanto prendere visione dei contenuti presenti all’interno del gruppo, senza la possibilità di replicare.
Telegram: i bot
I bot sono i programmi che forniscono funzioni o risposte immediate e automatizzate (Es. Spotybot, PriceTrackBot, TrenItBot, Fake Mail, Yandex.Translate).
Le loro funzionalità sono diverse: dalla condivisione della musica, al tracciamento delle spedizioni, al monitoraggio dei prezzi online fino alla traduzione di messaggi da/verso altra lingua.
Telegram: privacy eccessiva e potenzialmente dannosa?
Telegram pone un’attenzione particolare verso la protezione dei dati personali e l’anonimato degli utenti. Le misure crittografiche dei messaggi sono estremamente stringenti e i sistemi di anonimizzazione sono efficienti a tal punto da costituire una facile porta d’accesso per chi intende utilizzarlo in maniera illecita.Lo stesso vale per la diffusione di gruppi finalizzati alla condivisione di materiale piratato, pedo-pornografico e pornografico, o più generalmente illegale.
Telegram e revenge porn
L’inchiesta svolta da «Wired» ha rivelato l’esistenza di un gruppo italiano di revenge porn in cui uomini di mezza età, padri di famiglia e giovani adulti si scambiano foto e video intimi delle rispettive ex fidanzate o di ragazze e figlie minorenni.
Si tratta del più grande canale di revenge porn, pedo-pornografia online e stupro virtuale registrato negli ultimi tempi. Questa chat è aperta a chiunque e in due mesi ha raggiunto oltre i 43.000 iscritti, ventuno canali tematici collegati e un flusso impetuoso di messaggi giornalieri che superano la soglia dei 30.000.
Il gruppo nominato “Stupro tua sorella” è stato creato per condividere sia contenuti di origine pubblica, quindi facilmente reperibili perché presenti sulle piattaforme social dei bersagli (Facebook e Instagram) sia privati, indirizzati, al principio, al proprio fidanzato, oppure in possesso della propria famiglia.
In particolare, i video, che sono di natura sessuale ed erotica, vengono pubblicati in assenza del consenso delle persone protagoniste. Purtroppo però, i membri del gruppo non si limitano a questo tipo di condivisione, poiché in seguito a ricerche più accurate, sono emersi anche svariati numeri di telefono e recapiti social soprattutto degli ex partner, con la richiesta esplicita di rendere loro la vita un inferno attraverso la “tortura” verbale e psicologica. In alcuni casi addirittura, la perversione raggiunge livelli raccapriccianti quando questi video, che ritraggono minori, diventano oggetto di trattative private lucrative.
Le foto delle giovani donne sono generalmente corredate da commenti e frasi che esortano alla violenza più meschina, come, ad esempio: “Sono pro al femminicido” oppure “Un po’ di pedofilia non guasta”. La situazione diventa ancora più pericolosa poi, nel momento in cui sono gli ex fidanzati in primis che, volendo punire le proprie ex, forniscono al gruppo i loro dati personali tra cui nome, dettagli sulla professione, sulle abitudini private, e infine l’indirizzo di residenza, invitando caldamente i membri a stuprarle per ottenere la propria vendetta. Questo scenario, spesso, è destinato a trasformarsi in stalking: un’altra forma di persecuzione e sopruso, che, come il revenge porn, è considerato un reato dalla legge italiana.
La denuncia da parte dei Vips: Fedez contro i gruppi Telegram
Gli appelli e gli inviti a denunciare il fenomeno non sono mancati. I VIPs chiamati in soccorso sono stati molti a partire da Emma Marrone, Paola Turci, Gordon, Chiara Ferragni e Fedez.
Il caso è emerso innanzitutto su Twitter quando una giovane ragazza di ventun anni, insospettita dalle numerose richieste di amicizia ricevute sui propri social network nell’ultimo periodo, ha scoperto che alcune sue immagini, rese da lei pubbliche, erano state diffuse in modo illecito e a sua insaputa sul gruppo Telegram. A causa di ciò, la ragazza ha dovuto sospendere i propri account social, scrivendo: “Qualcuno ha preso delle foto dal mio profilo Instagram e le ha pubblicate sul gruppo. Non mi vergogno di quelle immagini, è tutta roba pubblica, ma è stato un po’ come gettare un pezzo di carne in una gabbia di cani affamati”.
È stato quindi Twitter il mezzo attraverso cui molte di queste vittime hanno contattato i personaggi pubblici in questione per metterli al corrente dell’accaduto, affinché sfruttassero la propria notorietà per segnalarlo alle forze dell’ordine. Fedez ha accolto le richieste di aiuto degli utenti, e si è rivolto tempestivamente alla polizia, comunicandolo poi in un tweet:
“Stiamo contattando la polizia postale, grazie della segnalazione ragazzi!”(3 aprile 2020)
I ringraziamenti da parte del popolo del web sono arrivati in maniera istantanea, e molte persone hanno detto anche di essersi ricredute sul suo conto.
Cathy La Torre contro i gruppi Telegram
Anche Cathy La Torre, nota avvocata e attivista della comunità LGBTQI, in seguito alla pubblicazione dell’articolo di Simone Fontana per «La Repubblica» in merito al tema, è intervenuta insieme all’associazione Odiare ti costa per portare il caso davanti alle forze dell’ordine.
In un solo giorno ha ricevuto innumerevoli testimonianze da parte delle vittime che volevano far sentire la propria voce ed esprimere il proprio rammarico, nella speranza di porre fine a questo scempio. Queste le hanno raccontato come il gruppo avesse rovinato loro la vita. Nei casi più estremi alcune donne sono state addirittura licenziate dal proprio posto di lavoro. In generale questo fenomeno ha intaccato e ferito profondamente le loro anime; le ha portate a essere insicure, a provare imbarazzo e vergogna; sentimenti con cui dovrebbero convivere, invece, le persone che partecipano a questi stupri virtuali di massa. Molte si ritrovano ad avere paura, a temere per la propria vita e per il proprio futuro.
Successivamente, Cathy, attraverso questo tweet, ha annunciato di aver preso provvedimenti al riguardo, cercando di infondere un po’ di speranza:
“Oggi ho denunciato alle forze dell’ordine questi casi di revenge porn su Telegram.
I messaggi sono irriferibili e ve ne posto solo alcuni per farvi capire.
Vorrei ringraziare le donne che mi hanno segnalato questo schifo. Spero che queste persone vengano presto punite”. (3 aprile 2020)
Cathy, per concludere, usa queste parole per far riflettere sull’accaduto: “É una violenza virtuale, è vero, ma ha conseguenze drammaticamente reali”.
Conseguenze e provvedimenti
La legge italiana
La legge italiana, a tal proposito, ha già una legge in vigore a tutela delle vittime di violenza.
Più recentemente però, il 03/04/19, il Parlamento ha approvato la proposta di legge n°1455 che prende il nome di “Codice rosso”. Il suo obiettivo è rafforzare le tutele processuali delle vittime di reati violenti con particolare riferimento ai reati di violenza sessuale e domestica. Si tratta quindi di un’autentica legge contro la violenza sulle donne in cui i tempi per il processo diverranno più rapidi, le pene per i carnefici saranno più dure. Inoltre questa modifica ha permesso l’introduzione di due nuovi reati: il revenge porn e le lesioni permanenti al voto.
Per il primo, nello specifico, l’ordinamento prevede la reclusione fino a 6 anni e multe da 5000 fino a 15.000 euro.
La sorte dei gruppi Telegram
Il gruppo in questione, di fatto, è stato eliminato direttamente da Telegram perché utilizzato per motivi illeciti. Ma purtroppo, l’intervento del software non è stato sufficiente. Infatti attraverso un messaggio fissato nella parte superiore della chat, i membri sono stati reindirizzati a un “gruppo di riserva”, creato appositamente in caso di cancellazione. In questo modo il gruppo può continuare indisturbato la propria attività.
Infatti, se inizialmente il gruppo sembrava scomparso e quindi non rintracciabile da parte della polizia, successivamente ne sono stati intercettati altri due, apparentemente sostitutivi intitolati: “Stupro tua sorella 2” e “Stupro tua sorella bot”.
Purtroppo, oggi, il gruppo sembra aver ripreso a funzionare a pieno regime. Si tratta di un fenomeno che ciclicamente si ripropone. Infatti, lo stesso problema è stato riscontrato circa un anno fa. Nel momento della segnalazione il gruppo scompare, ma nel giro di poco ritorna, ancora più agguerrito e numeroso della volta precedente.
Nonostante ciò, però, la polizia postale continua a lavorare per incastrare i colpevoli e intervenire a livello penale.
Conclusioni
Putroppo i dati ricavati da Amnesty International dimostrano che, in Italia, una donna su cinque ha subito molestie o minacce online. Nonostante la recente emanazione della legge, infatti, la situazione non sembra affatto essersi calmata. Ora c’è da chiedersi se le istituzioni non debbano intervenire con una manovra più decisiva per arginare gruppi Telegram che compaiono ogni giorno minacciando le donne e la loro libertà. È necessario dedicare maggior attenzione e spazio all’argomento perché la violenzala violenza ha svariate forme (verbale, psicologica, fisica); non esistono dei target precisi né tanto mento persone immuni a essa. Costituisce un fenomeno globale, che anche se in questo caso specifico ha colpito le donne, in futuro potrebbe riguardare altre categorie. Va combattuta con l’educazione, la collaborazione e il coinvolgimento del popolo intero.
Inoltre sarebbe opportuno che questa diventasse oggetto di discussione quotidiana nelle reti televisive, sui social o in qualsiasi mezzo di comunicazione, perché nella terra fertile del tabù e dell’ignoranza, questa piaga sociale cresce rigogliosa.
A cura di
Rebecca Brighton
FONTI:
- Lastampa.it
- Tuttoandroid.net
- It.wikipedia.org
- Universomamma.it
- Meteoweek.com
- Repubblica.it
- It.blastingnews.com
- Ilsussidiario.net
- Repubblica.it
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