Geotagging e Privacy: ne vale la pena?

La tutela della privacy ha assunto un ruolo centrale nella nostra legislazione, soprattutto da quando l’evoluzione tecnologica ci ha permesso di raccogliere, elaborare e trasmettere un’enorme quantità di dati. Infatti, la tecnologia è diventata la base di qualsiasi meccanismo quotidiano: domina le nostre case, le nostre vite e anche i nostri spostamenti.

Geolocalizzazione

Quando parliamo di geolocalizzazione intendiamo l’utilizzo di strumenti di rilevazione della posizione geografica di un oggetto o un soggetto, in tempo reale e con un’ottima precisione. Questo termine è sinonimo di RTLS – Real Time Location System, ovvero Dispositivo di Localizzazione in Tempo Reale.

In concreto, la geolocalizzazione permette di tenere sotto controllo l’ubicazione e gli spostamenti di merci, animali o persone; questo dà la possibilità di tracciare e rintracciare un pacco che abbiamo ordinato, oppure la posizione di una persona scomparsa. Pertanto, le informazioni che possono essere ricavate da questo sistema sono estremamente preziose e strategiche, soprattuto per la logistica di moltissime aziende. Tuttavia, se applicata alle persone, la domanda che sorge spontanea è se esistano limiti alla sua applicazione, come la necessità di ottenere il consenso previo dell’interessato.

Social media e geotagging

Il geotagging è una geolocalizzazione che avviene mediante un abbinamento di determinati contenuti e dati a un’etichetta informatica con dati geografici. Quando utilizziamo i social media, abbiamo la possibilità di registrarci in un luogo e segnalarlo ai nostri follower, per evidenziare qualche caratteristica relativa all’attività che stiamo svolgendo, oppure per esaltare l’esperienza che stiamo vivendo. Nello specifico, il geotag può generarsi sia da un’azione cosciente dell’utente, che si tagga in un luogo; in automatico da parte del dispositivo, sulla base di funzioni predeterminate dal produttore; o, infine, dall’app, mediante il suo funzionamento.

Tuttavia, ciò di cui siamo ignari è che una semplice condivisione della nostra ubicazione potrebbe comportare un rischio non indifferente per la nostra privacy. Nello specifico, alcuni  dei rischi riguardano una maggiore esposizione al cyberstalking o al furto di identità. A monte di questo problema risiede il fatto che gli utenti non hanno il controllo sulla diffusione dei dati personali e, quasi sempre, non sono nemmeno coscienti dei motivi per cui i loro dati sono usati o condivisi con terzi. Per questo motivo, sarebbe davvero necessario comprendere, prima di utilizzare il geotag con le nostre app preferite, gli utilizzi che vengono fatti dei nostri dati sensibili.

Privacy, un paradosso?

I dati personali rappresentano quelle informazioni che, se condivise, possono presentare rischi per i diritti, le libertà e la dignità dell’interessato. Secondo il nuovo regolamento GDPR sulla privacy, anche il mondo di Internet deve rispettare e adeguarsi al regolamento. In particolare, occorre sempre ottenere il consenso esplicito al trattamento dei dati da parte di ciascun visitatore, insieme alla descrizione delle finalità dei trattamento dei dati. Inoltre, è obbligatorio che ci sia la possibilità di poter revocare il consenso in qualsiasi momento e che si documenti il monitoraggio dei dati personali, anche se da parte di terze parti.

Nonostante esista un regolamento a riguardo, la privacy è un concetto elastico, in quanto è possibile sviluppare diverse definizioni di questo concetto, a seconda di quello che per ciascuno dovrebbe rimanere pubblico o privato. Alcuni esperti, studiando il rapporto tra privacy e geotagging, hanno definito il concetto di privacy con il termine paradox. Infatti, quando si espongono le criticità che questa funzionalità comporta, gli utenti hanno reazioni contrastanti: da una parte, vogliono tutelare i propri dati sensibili; dall’altra non si risparmiano dal continuare a condividere le informazioni private. Quindi è necessario chiedersi: perché continuiamo a rischiare la nostra privacy?

La consapevolezza come soluzione

L’opzione di eliminare del tutto il geotagging sicuramente comporterebbe una riduzione del rischio di invasione della nostra privacy, ma ne varrebbe davvero la pena? In fin dei conti, questa funzionalità rappresenta solo uno dei molteplici aspetti dell’Internet of Things, che ormai governa molti dei nostri rituali quotidiani. Magari, invece di eliminare del tutto questa funzione, sarebbe meglio puntare a ottenere una maggiore consapevolezza delle sue funzionalità e delle conseguenze sulla nostra privacy. Pertanto, è necessario che gli utenti rompano il paradosso informandosi, comprendendo i meccanismi che regolano il geotagging, anche grazie alla presenza di informative sulla privacy semplici, per potersi proteggere sentendosi liberi allo stesso tempo.

 

A cura di

Silvia Crespi


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