La lotta alle fake news si è intensificata negli ultimi anni, spingendo non solo le autorità statali, ma anche i comuni cittadini, a prendere severe contromisure. Sfortunatamente però, in contemporanea alle difese assunte, si moltiplicano e si rafforzano gli attacchi. E’ di qualche settimana fa la notizia, rilanciata da molti quotidiani italiani e stranieri, di un allarme lanciato dall’Agenzia AP riguardo la diffusione di notizie false sul coronavirus diffuse da gruppi di hacker russi negli Stati Uniti.
Non è la prima volta che la Russia di Putin si trova al centro delle polemiche per aver tentato di manipolare l’opinione pubblica. Con lo scandalo che investì Hillary Clinton nel 2016 durante le ultime elezioni presidenziali, divenne chiaro a tutti che il colosso dell’Est aveva sviluppato una nuova strategia per colpire gli avversari: la cyber-guerra.
Il G.R.U. dietro gli attacchi
Il Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie (Direttorato Principale di Informazione) non va confuso con il KGB, oggi FSB. Si tratta di una branca delle Forze Armate della Federazione russa, suddivisa in un gran numero di dipartimenti e direzioni che costituiscono uno dei nuclei di intelligence più famosi del paese. Il GRU non è nuovo ad episodi di interferenza elettorale; oltre al caso del 2016, per il quale diversi membri dell’agenzia sono stati condannati, anche la Brexit ha visto una ingerenza abbastanza rilevante.
Le tattiche del GRU per manipolare l’informazione sono relativamente semplici: creazione di siti e domini fasulli all’interno dei quali inserire testi e articoli altrettanto falsi; in seguito, sfruttare gli algoritmi dei social network per massimizzare la condivisione degli utenti e fare uso dell’effetto “macchia d’olio“. Sebbene sia più complesso per loro operare su siti molto monitorati come Facebook e Twitter, hanno maggiore mano libera su altri social come Vkontakte (il Facebook russo), che stanno vedendo una affluenza di persone sempre più ampia.
Le fake news sul Covid-19
La pandemia, che ha già fatto quasi milione di vittime in tutto il mondo, sta mietendo anche diverse menti. La crisi è diventata terreno fertile per la nascita di cospirazioni e teorie del complotto che provocano instabilità sociali molto forti. Nei primi giorni di diffusione della malattia, si sono inseguite numerose voci secondo le quali il virus fosse stato creato in un laboratorio sotterraneo di Shanghai, che per un caso fortuito presenta lo stesso logo della Umbrella Corporation di Resident Evil.
Un’altra notizia particolarmente grottesca riporterebbe che il COVID-19 sia stato diffuso intenzionalmente per vendere un maggior numero di vaccini, o ancora peggio per introdurre naniti (nano-droidi) nel nostro sangue o nel nostro cervello e renderci ubbidienti. La rapida diffusione di queste fake news continua ad essere contrastata da diversi politici e debunker, intenzionati a mettere un freno a questa drammatica situazione.
Ci sono però, anche politici e gruppi-satellite a loro legati che fanno uso di queste notizie per far leva sulle zone più basse della società. Donald Trump è stato uno tra i primi a mostrare interesse a teorie complottiste retwittando diversi post sul suo profilo, seguito a ruota da diversi membri del suo staff. La sua scelta di abbracciare la teoria del “virus cinese” gli ha portato popolarità in gruppi particolarmente attivi nel campo del complottismo, come QAnon.
Si tratta di una organizzazione pseudo-politica convinta che negli Stati Uniti sia presente un Deep State intenzionato a rovesciare il governo dell’attuale presidente per prendere il controllo del Paese e poi del mondo. Di fatto, credono che tutti gli avversari politici del POTUS (democratici, ma anche premier stranieri contrari alla sua condotta) facciano parte di questo sotto-mondo. Vengono erroneamente associati al gruppo hacker Anonymous, con i quali non hanno in realtà alcun legame.
La situazione in Italia
Sebbene l’impatto dei complottisti e di QAnon non sia stato violento come negli altri Paesi, anche in Italia si è vista una diffusione allarmante di notizie false sul Coronavirus. Sono diversi i casi di cittadini convinti che le mascherine chirurgiche contengano materiali dannosi come amianto e persino microchip di controllo, teorie strampalate che hanno portato alla nascita di interi gruppi “no-mask” anche sullo Stivale.
La politica non è rimasta esente dalla diffusione di fake news, specialmente dal lato delle opposizioni che hanno fatto della manipolazione mediatica un cavallo di battaglia da diversi anni. Ad oggi, le Regioni e i Comuni stanno operando in ordine sparso per far fronte ai rientri dalle vacanze estive; la Sardegna, ad esempio, ha recentemente imposto l’obbligo di mascherina all’aperto e al chiuso dopo l’aumento vertiginoso dei casi di contagio.
La lotta al Coronavirus sembra ancora lunga, ma quella alle notizie false è altrettanto importante. La diffusione di notizie modificate ha causato enormi disagi in piccole e medie comunità in giro per l’Europa e negli Stati Uniti, creando manifestazioni anti-restrizioni destinate a far aumentare i positivi e, conseguentemente, i morti. Ciascuno di noi ha la responsabilità di proteggere gli altri, coprendosi il volto, disinfettando mani e superfici e seguendo, in genere il buon senso.
A cura di
Francesco Antoniozzi
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