Ci sono novità sul rapporto tra Big Tech e Unione Europea. Sembrerebbe infatti che i grandi colossi della tecnologia stiano cercando di trovare con l’Unione Europea un compromesso sulla Web Tax, ovvero su una tassazione più equa e sostenibile per tutte le parti interessate. Uno spiraglio arriva dalla conferenza di Monaco dove il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, ha annunciato che potrebbe prendere in considerazione la possibilità di pagare più tasse al di fuori degli Stati Uniti.
Un passo avanti su una situazione ancora poco chiara
Quanto annunciato da Zuckerberg rappresenta un grosso passo avanti in una situazione legislativa ancora poco trasparente e confusa. L’Unione Europea, infatti, non è ancora arrivata a un accordo omogeneo che possa andare bene per tutti gli stati dell’UE. L’obiettivo di Bruxelles sarebbe quello di tassare con un’aliquota del 3% i grandi colossi del web come Facebook. La tassa graverebbe sui colossi che guadagnano attraverso la vendita di servizi digitali di varia natura come, per esempio, il meccanismo di cessione dei dati personali (dove Facebook la fa da padrone); il meccanismo di vendita degli spazi pubblicitari (si pensi a Google Ads); o servizi di intermediazione presenti in diversi campi, da quello turistico (come AirBnb) a quello finanziario o della mobilità (come per esempio Uber).
Web Tax: un progetto che sembra più concreto
Oltre ad annunciare la possibilità di pagare più tasse al di fuori degli Stati Uniti, Zuckerberg ha annunciato che sosterrà i negoziati in corso all’OCSE, volti a garantire un nuovo regime fiscale per i colossi della Big Tech.
Accettiamo che le riforme possano significare che dobbiamo pagare più tasse in differenti posti in base a un nuovo quadro. Anche noi vogliamo una riforma fiscale e sono felice che l’OCSE stia esaminandola.
Questa è una parte del discorso del fondatore di Facebook alla conferenza di Monaco, dove quest’apertura da parte di Zuckerberg fa sì che la possibilità di una tassazione digitale all’insegna di principi più equi cominci a prendere forma.
Quello prospettato dal CEO di Facebook è un digitale più inclusivo, volto al servizio della società civile. Pertanto, l’obiettivo è quello di sostenere le azioni e i provvedimenti che possano rendere possibile quella che per ora, a causa di leggi opache e frammentarie, sembra un’utopia. Inoltre, in una lettera al «Financial Times», Zuckerberg ha scritto di voler sostenere gli sforzi dell’OCSE per creare regole fiscali globali eque per Internet.
Il 17 febbraio 2020, Zuckerberg ha incontrato a Bruxelles i commissari Margrethe Vestager, Věra Jourová e Thierry Breton. Al centro dei negoziati: l’economia digitale e la Web Tax. L’obiettivo è arrivare a un compromesso tra interessi economici delle Big Tech e una tassazione equa.
Possibili conseguenze della Web Tax
Se davvero si arrivasse a un compromesso e all’attuazione di un provvedimento concreto, le conseguenze sarebbero difficili da prevedere. La ragione è il fatto che non esistono precedenti a livello europeo su questo tipo di legislazione. Infatti, sebbene alcuni stati abbiano in modo totalmente autonomo legiferato a riguardo, non esiste una vera e propria normativa europea di riferimento. Di fatto, la Web Tax sarebbe il primo provvedimento unitario in tema tassazione digitale.
Secondo Zuckerberg gli effetti a breve termine per le Big Tech sarebbero negativi, ma nel lungo periodo la legislazione porterebbe a benefici per entrambe le parti. Le Big Tech avrebbero una legislazione più chiara e limiti più definiti all’interno dei quali muoversi con più sicurezza; mentre la tassazione di una parte degli (enormi) guadagni di questi grandi giganti digitali porterebbe a un cospicuo rientro di capitali per i singoli stati membri.
A cura di
Miriam Salamone
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