L’educazione civica è legge. Grazie all’approvazione del Senato, dal prossimo settembre tutte le scuole vedranno la comparsa di un nuovo insegnamento – l’educazione civica, da diversi anni terreno fertile di dibattito.
Sempre più siamo inconsapevoli del mondo che ci circonda, così come non sembriamo a conoscenza delle norme e dei comportamenti da seguire all’interno di una società civile.
Una soluzione possibile
A seguito di questa, ormai comune, disinformazione si è deciso di intervenire per sostenere la formazione volta all’acquisizione di strumenti per una consapevolezza maggiore in ogni declinazione della nostra sfera sociale. Si andrà a parlare, quindi, di Costituzione e diritto, di educazione alla cittadinanza, di bullismo, di educazione civica digitale, di volontariato, di protezione civile e di tutto ciò che concerne essere individui consapevoli.
Le perplessità
La questione ha però suscitato interrogativi e dubbi. I genitori non potrebbero semplicemente insegnare il buon senso ai propri figli per esempio? È davvero così difficile trasmettere ai giovani le buone maniere? In genere no, non è difficile. Al nostro tempo, però, entrano in gioco una serie di variabili che ci troviamo forse per la prima volta a prendere davvero inconsiderazione.
I giovani d’oggi per esempio vivono un rapporto di ambivalenza con la tecnologia e con tutto ciò che sta intorno ad essa. Il web – così come la tecnologia tutta – può costituire un’immensa risorsa, ma anche un pericolo; tutto sta a come lo si utilizza, alla consapevolezza con cui si padroneggiano i suoi strumenti. Da questo presupposto nasce l’idea di riportare l’educazione civica nelle scuole.
L’educazione civica in Italia
Si parla di un ritorno perché, in realtà, la sua introduzione risale a sessant’anni fa. Nel 1958, Aldo Moro – politico e accademico italiano – introdusse la materia obbligatoria nelle scuole medie e superiori: due ore al mese, affidate solitamente al docente di Storia.
Da allora le cose sono cambiate. Dopo tutti questi anni la disputa risale a galla, e all’alba del 2020 si è deciso di riesaminare la faccenda. Oggi la tecnologia è al centro di una delle questioni più frequenti riguardo la rieducazione giovanile. Si parla dunque anche di educazione civica digitale, che mira a fornire ai teenager gli strumenti per un corretto utilizzo del web, così, per esempio, da tutelarsi di fronte alla potenza dell’online.
L’educazione civica digitale
L’educazione civica digitale si occupa di fornire gli strumenti per contrastare i fenomeni causati dal cattivo utilizzo del web, quali le truffe, il bullismo e le molestie, la violazione della privacy, il contatto con contenuti inappropriati e potenzialmente pericolosi.
Google, per esempio, in collaborazione con Telefono Azzurro e Altroconsumo, ha dato vita a un nuovo progetto – ‘Vivi Internet, al meglio’. Attraverso un percorso, si intraprende un vero e proprio cammino che accompagna giovani, genitori e educatori verso una maggiore consapevolezza. I genitori, messi spesso in secondo piano, hanno in realtà un ruolo più che rilevante nell’educazione digitale dei figli. Sono loro che gli insegnano a camminare, a mangiare, a comportarsi seguendo determinate regole e a confrontarsi con il mondo circostante. La loro preparazione in merito è fondamentale. Allo stesso modo è primaria la presenza e l’appoggio degli insegnanti, che hanno il privilegio di conoscere a tutto tondo i loro studenti.
Telefono Azzurro garantisce ascolto a tutti i bambini e gli adolescenti da più di trent’anni, con una particolare attenzione al mondo del digitale.
Afferma Ernesto Caffo, professore di Neuropsichiatria Infantile all’università di Modena.
Gli insegnanti giocano un ruolo fondamentale nella vita dei bambini e per questo è necessario costruire percorsi di sensibilizzazione e di formazione, che forniscano loro le competenze necessarie per educare gli studenti e navigare in Rete consapevolmente e aiutarli a chiedere aiuto.
La consapevolezza è un punto cruciale. L’educazione civica digitale ne sottolinea l’importanza: avere consapevolezza delle proprie azioni, ma soprattutto della pericolosità delle azioni altrui o negli altrui confronti, è un enorme passo avanti. La coscienza porta ad avere punti fermi sui quali poter lavorare. Riconoscere un’azione sbagliata, o fuori luogo, è il primo passo verso l’indipendenza.
L’educazione digitale nell’istituzione scolastica
Le istituzioni scolastiche, dal prossimo settembre, cercheranno di aiutare bambini e ragazzi a conoscere meglio questo ambito, spesso considerato off limits. Si insegnerà, soprattutto in ambito digitale, a proteggersi dalle minacce del web. I ragazzi di oggi sono scaltri, non vi è dubbio, ma anche un poco ingenui. Si lasciano facilmente abbindolare da ciò che non conoscono. L’educazione civica digitale focalizzerà il suo lavoro proprio su questo.
Se il provvedimento non venisse preso in considerazione con serietà sarebbe un problema, e non di poca portata. C’è un forte bisogno di leggi, decreti e statuti che possano salvaguardare le generazioni future.
Dovremmo entrare nell’ottica di ciò che, al tempo, affermò Nelson Mandela, e cioè:
L’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo. L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all’educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall’altra.
Articolo a cura di
Giada Miozzo
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