Nel corso degli ultimi tre anni, causa pandemia, le notizie di ambito medico-sanitario sono state all’ordine del giorno: tra queste, le teorie complottiste e le fake news contribuiscono alla disinformazione, non solo su caratteristiche e diffusione del virus, ma, in un secondo momento, anche e soprattutto riguardo i vaccini.
Covid, vaccini e campagna di disinformazione
Non sono mancati i riferimenti, sin dalle prime somministrazioni, agli effetti collaterali, con presunte correlazioni tra vaccinazione e aumento dei decessi, in particolare nella popolazione giovanile. Per mesi affermazioni allarmistiche hanno accompagnato la campagna vaccinale, sfruttando anche la visibilità di personaggi di rilievo nel mondo della divulgazione scientifica: “Piero Angela è morto per gli effetti avversi della quarta dose”, si legge su Facebook in un post del 15 agosto 2022, presto smentito.
Secondo le previsioni dell’OMS di marzo 2023, il Covid-19 potrà presto essere paragonato a un’influenza stagionale. Non si parla più di manifestazioni nelle piazze contro la “dittatura sanitaria”, né, al momento, di nuovi richiami vaccinali.
Perché ha senso ed è importante “rispolverare” queste notizie, o meglio, false notizie?
L’Italia, da un’indagine dell’Eurobarometro già pre-pandemia, è tra gli ultimi paesi in Europa per alfabetizzazione sanitaria; dove c’è poca conoscenza le fake news si diffondono più facilmente e rapidamente. Rispetto a un tema delicato come quello della propria salute e della salute della comunità, dare credito a false notizie è pericoloso, e l’esperienza della pandemia lo ha mostrato chiaramente.
Oltre a leggi anti-fake news, debunking, fact checking e campagne di educazione e sensibilizzazione, tra le possibili linee di intervento volte a limitare e contrastare il contagio della disinformazione sui social e sul Web, incuriosisce una proposta che vede nelle stesse false notizie una possibile arma contro questo fenomeno.
Teoria dell’inoculazione
Dalla psicologia sociale e dagli studi sulla persuasione deriva quella che è nota come Teoria dell’inoculazione, elaborata nel 1964 dallo psicologo McGuire, secondo cui “inoculare” nelle persone argomentazioni fuorvianti a sostegno di false notizie, in una versione “blanda”, consente loro di sviluppare strategie di resistenza a futuri attacchi di disinformazione, proprio come un vaccino stimola l’ organismo ad attivare la risposta del sistema immunitario e a iniziare a produrre anticorpi per difendersi così da successive infezioni.
I destinatari dell’inoculazione:
- diventano consapevoli della vulnerabilità di idee e convinzioni personali
- di fronte alla minaccia percepita nei confronti di una posizione desiderabile, sono spinti a controbattere, grazie anche a contenuti specifici forniti loro come argomentazioni contrarie a quelle a sostegno della falsa notizia
- sviluppano una resistenza alla persuasione per difendersi da attacchi futuri
L’efficacia di tale teoria in ambito scientifico è stata validata dai ricercatori attraverso studi sperimentali, in merito, ad esempio, ai temi dibattuti del cambiamento climatico, delle biotecnologie in agricoltura e dell’esitazione vaccinale.
Si è visto inoltre come i “trattamenti di inoculazione” possono accrescere nelle persone l’interesse percepito per la tematica in questione, nonché la volontà e la probabilità di parlare di più di tematiche socialmente controverse, andando allo stesso tempo a rafforzare la propria resistenza. Questo ha una ricaduta positiva anche sulle persone con cui interagiscono e potrebbe costituire un valido strumento per contrastare il problema dell’isolamento ideologico favorito dalle “camere dell’eco”, quelle bolle virtuali in cui gli individui si nutrono di una dispensa di contenuti costruita ad hoc, grazie anche all’azione degli algoritmi, per rafforzare il pensiero unico e la polarizzazione e alimentare pregiudizi preesistenti.
Nuove frontiere della ricerca contro la disinformazione
Le ricerche sono in via di sviluppo, per vagliare il funzionamento della Teoria dell’Inoculazione e gli effetti delle sue applicazioni pratiche, come trattamento sia di “profilassi”, in linea preventiva, sia “terapeutico”, quando indirizzato agli individui già persuasi da fake news. Viene suggerito di porre attenzione a possibili effetti boomerang e di prevedere inoltre delle inoculazioni “booster”. Un ulteriore obiettivo è quello di uscire dall’ambiente controllato del laboratorio e sperimentare i vantaggi di un’inoculazione attiva, seguendo il principio dell’ “imparare facendo”. Rilasciato nel febbraio 2018 dalla piattaforma mediatica olandese “DROG”, in collaborazione con alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge, “Bad News” è ad esempio un gioco online, non ancora però disponibile in italiano, il cui scopo è immedesimarsi in un creatore di disinformazione, per insegnare in prima persona ai giocatori i meccanismi di costruzione e diffusione delle fake news, e imparare così a individuarle e debellarle, sviluppando una sorta di immunità.
Le sfide future
Viviamo in un’era in cui la democratizzazione della Rete ha portato alla disintermediazione nell’accesso e diffusione delle notizie, con un proliferare di informazioni online non controllate, non mediato da “autorità” come la stampa o le istituzioni, ma di dominio dei social. Il rischio di cadere vittima di fake news è sempre più elevato. Il fruitore medio si limita alla sola lettura dei titoli, spesso clickbait, di post pubblicati su Facebook, su Instagram, o su pagine di discutibile attendibilità informativa. La maggioranza della popolazione, inoltre, ha inevitabilmente una comprensione parziale del linguaggio tecnico-scientifico, e, quando ci sono di mezzo emozioni forti come la paura e l’incertezza sul futuro, come durante la pandemia, si è ancora più vulnerabili agli attacchi di disinformazione. Il quadro diventa ancora più complesso.
La proposta di ricorrere alla metafora della vaccinazione medica può apparire singolare, ma non in contrasto con le campagne di alfabetizzazione mediatica. Sicuramente un approccio integrato che combini più strategie e fronti di intervento può complessivamente portare a buoni risultati. L’idea di fondo per debellare la problematica è quella di agire infatti in ottica sistemica, coinvolgendo attivamente istituzioni, esperti e gli stessi cittadini.
FONTI
compass.onlinelibrary.wiley.com
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