Negli ultimi tempi si parla sempre più spesso di Digital Tax e di Web Tax. Ma di che cosa stiamo parlando veramente? Digital Tax e Web Tax sono la stessa cosa, o due cose completamente diverse? Facciamo un po’ di chiarezza.
Digital Tax: cos’è e perché è così importante
Quando si parla di tasse, uno dei principi fondamentali di qualunque sistema tributario è che l’azienda o corporazione le paghi nel paese dove il fatturato viene generato. Questo principio sembra non funzionare per le grandi aziende digitali, che beneficiano di una legislazione che, ancora oggi, presenta molti punti poco chiari e non al passo con i tempi, risultando poco pratica e a tratti macchinosa.
Con l’introduzione della Digital Tax l’obiettivo non è quello di tassare le vendite dei negozi online, ma di tassare i servizi digitali offerti dalle aziende. Questo porterebbe alla tassazione dei grandi giganti del web, come Google e Facebook.
Digital Tax e Web Tax: le differenze
Nel marzo del 2018, l’Unione Europea ha presentato un pacchetto di proposte in materia di tassazione dell’economia digitale chiamato Web Tax. L’idea di tassare le grandi compagnie del web è da sempre stata presente nei disegni della commissione europea. Il progetto di Bruxelles, noto come Web Tax, è di tassare con un’aliquota al 3 % il fatturato dei colossi del web. Questo fatturato comprende il meccanismo di cessione di dati personali (si pensi a Facebook), la vendita di spazi pubblicitari (con Google a fare da padrone) e servizi di intermediazione offerti da diverse piattaforme (come Airbnb). Le imprese coinvolte nella misura hanno un fatturato globale di 750 milioni di euro e un fatturato europeo di 50 milioni.
L’obiettivo è quello di adottare una legislazione unica per tutti i paesi dell’Unione, con l’obiettivo di assicurare che le imprese digitali operanti all’interno dell’Unione Europea paghino le tasse nel luogo in cui vengono generati gli utili e il valore, anche nel caso in cui la presenza fisica dell’azienda in questione nel paese di produzione sia minima o inesistente. Una delle maggiori difficoltà quando si parla di legislazione digitale è cosa tassare, in quanto ci si riferisce a beni e servizi immateriali. La soluzione presentata dall’Unione Europea si propone come una soluzione temporanea e non ancora effettiva.
L’Europa: il modello inglese, francese e quello italiano
Sfortunatamente, l’Unione Europea non ha ancora raggiunto un accordo per una legislazione omogenea che metta d’accordo tutti i paesi europei. Data la situazione di incertezza, ogni paese ha adottato una propria legislazione in merito.
Nel Regno Unito, la Digital Tax entrerà in vigore a partire dall’aprile 2020 e riguarderà le compagnie con fatturato superiore a 500 milioni di sterline, che verranno tassate con un prelievo fiscale del 2%. Lo scorso luglio, la Francia ha invece deciso di varare una legge, con validità retroattiva, che impone un prelievo fiscale pari al 3% sui ricavi di tutti i giganti del web su aziende con fatturato globale di almeno 750 milioni, di cui almeno 25 milioni generati in Francia. Lo stesso modello dovrebbe essere applicato alla legge di bilancio italiana, messa a punto dal governo e che dovrebbe essere entrata in vigore a partire dal 1° gennaio di quest’anno.
Un modello extraeuropeo: l’India
Un modello con sistema diverso, entrato in vigore nel luglio 2016, è quello indiano basato sull’Equalization Levy. Si tratta di un prelievo fiscale del 6% a carattere compensativo che riguarda i profitti generati da compagnie, comprese quelle digitali, non residenti nel paese ma che operano comunque all’interno di quest’ultimo.
Il settore digitale: perché è così importante?
Secondo i dati della commissione europea, negli ultimi anni la crescita media annua dei ricavi delle principali imprese digitali è stata del 14% circa, contro il 3% delle società del settore informatico e delle telecomunicazioni e lo 0,2% per le altre multinazionali. Grazie al digitale, la produzione industriale europea è aumentata di circa un terzo. Da questi dati è facile capire l’importanza del digitale nella nostra società e l’importanza di una tassazione equa e omogenea per tutti.
Verso una tassazione globale omogenea
L’obiettivo auspicato dall’Unione Europea non è solo quello di una tassazione fiscale digitale omogenea tra tutti gli stati dell’Unione, ma una tassazione che abbia gli stessi parametri a livello OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), e quindi globale, entro il 2020. È evidente, tuttavia, che ancora molto va fatto sia in termini di cooperazione tra i singoli stati, sia in termini di sensibilizzazione del cittadino verso il mondo digitale, i cui meccanismi sono ancora poco chiari.
Trovate qui la seconda parte dell’articolo.
A cura di
Miriam Salamone
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