Digital content creator: scopriamo questo lavoro con Beatrice Martinetti

Da diverso tempo ormai, nel mondo 2.0, sono emerse numerose professioni di cui nessuno avrebbe mai sentito parlare una quindicina di anni fa. Mestieri ovviamente legati alla rete e alla tecnologia, che conciliano capacità acquisite durante un ciclo di studi ad abilità tipiche dei nativi digitali. Ecco quindi che diventa sempre più comune sentir parlare di influencer e digital content creator.

Questi ultimi sono sempre più ricercati da aziende che decidono di investire nel digitale, per la loro capacità di trasformare in progetti complessi una semplice idea. A questo si unisce anche l’uso di un linguaggio universalmente conosciuto, che permetta quindi di parlare a tutti, o quasi tutti, grazie a specifici mezzi di comunicazione.
Bisogna comunque chiarire che un content creator non è un influencer: mentre il primo traduce un concetto in un contenuto, il secondo è un vero proprio interfaccia tra un prodotto e il pubblico, il quale si riconosce in queste web star.

Per capire meglio con chi abbiamo a che fare, abbiamo intervistato Beatrice Martinetti, una digital content creator, e le abbiamo chiesto un insight del suo lavoro.

Che cos’è un content creator? Puoi fare degli esempi pratici?

Io sono una content creator! (ride ndr)

Se dovessi descrivere la mia figura professionale con un’unica parola, sceglierei creatività. Il content creator è un creativo, “quello che ha le idee” e le realizza sotto forma di contenuti di qualsiasi tipo, siano essi testuali o visuali.

Umilmente, utilizzo la mia stessa esperienza professionale per fare dei semplici e pratici esempi.

Sono stata digital content creator per una start-up attiva nel settore della moda e dell’intrattenimento. Per loro realizzavo contenuti social, quali post e Instagram stories, sia per quanto riguarda la parte testuale sia per quella grafica, e articoli per il blog associato al loro sito.

Un content creator può creare contenuti per qualcun altro, che esso sia un’azienda o un privato, ma anche e soprattutto realizzare contenuti per se stesso, costruendosi una propria brand identity.

Cosa ti ha spinta a scegliere questa professione?

Sin da quando ero piccola, occupavo il mio tempo libero disegnano e scrivendo, riempiendo quaderni di parole e colori.

La creatività è sempre stata il mio motore portante. Perciò mi sono detta, perché non provare a fare un lavoro il cui principale requisito è il mio punto di forza?

Ho scelto una professione che mi fa sentire libera, che mi permette di esprimere la mia creatività in diverse forme e applicarla a contesti differenti, arricchendomi ogni giorno di più.

Ho scelto questa professione, ma soprattutto ho scelto questa passione.

Quale percorso formativo consigli per intraprendere questa professione?

Non posso consigliare un percorso formativo rispetto a un altro, perché per farlo avrei dovuto testarne di diversi. Ma posso raccontare quella che è stata la mia formazione, grazie alla quale ho potuto svolgere la professione dei miei sogni.

Contrariamente a quanto probabilmente immaginato, non sono laureata in comunicazione. Ho frequentato un corso di formazione professionale specificatamente indirizzato, intitolato Web Content Editor, presso un’accademia digitale di Milano. È stata una scelta studiata nei minimi dettagli: prima mi sono informata riguardo le competenze richieste per svolgere la professione di copywriter, dato che inizialmente ero indirizzata esclusivamente al testuale, poi ho scelto un corso che mi permettesse di apprendere tutti i requisiti mancanti per perseguire il mio sogno professionale.

Il consiglio che mi sento di dare, per chi volesse intraprendere questa professione, è di informarsi sulle competenze richieste e apprenderle. Studiate! Il mondo digital è in costante aggiornamento e l’unico modo per restare al passo coi tempi, e soprattutto anticiparli, è studiare costantemente.

 In quale modo le nuove professioni si rapportano ai giovani?

Credo che i giovani, senza generalizzare, siano più attratti da queste cosiddette nuove professioni. Ciò è dovuto l’assenza di limiti imposti dalle vecchie professioni (in senso tradizionale, non offensivo).

A prescindere dalla posizione in sé, queste nuove professioni implicano un contesto più aperto: lavoro da remoto, flessibilità oraria, maggiore attenzione all’equilibrio professionale-personale, e-mail che sostituiscono lunghe e interminabili telefonate, nessuna etichetta professionale imposta.

Le nuove professioni sono sempre e comunque professioni. E solo perché non avete mai sentito dire “Lui è il figlio del content creator”, non significa che non possano essere riconosciute come tali, anzi.

Diamo il benvenuto a queste nuove professioni, auspicando la nascita di tante altre. Che possano essere per voi una soddisfazione personale e non solo un’etichetta sociale.

 

A cura di

Francesco Antoniozzi


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