Più sfaccettature di una realtà ancora poco conosciuta, dalla flebile distinzione con lo stalking alla natura psicologica del carnefice, fino alle implicazioni penali.
Cyberstalking: definizione
Con il termine ‘cyberstalking‘ si indica l’apparato di molestie e persecuzioni mosse nei confronti di un’altra persona tramite mezzi di comunicazione digitali.
Il fenomeno è legato allo stalking, un’azione il cui significato letterale implica entrare furtivamente nella vita di una persona. Tuttavia lo stalking si manifesta attraverso l’attività corporea del carnefice, tendenzialmente conosciuto dalla vittima, che si muove in spazi reali inviando sms, telefonando, o addirittura presentandosi con irruenza fisica sotto casa o sul posto di lavoro del suo soggiogato.
Nel caso del cyberstalking, invece, il persecutore si muove nella vasta indeterminatezza del mondo virtuale. La sua attività parassitaria si differenzia dal flaming, ovvero l’invio di messaggi violenti e triviali per inneggiare battaglie sul web, e dallo spamming, che veicola un blocco di messaggi spazzatura a un numero indiscriminato di persone. Questo perché il cyberstalking implica un rapporto a due, ma unidirezionale, in cui l’interesse compulsivo si muove linearmente dallo stalker alla vittima. E soprattutto, in cui il carnefice possiede un’arma di cui non disporrebbe nella vita reale: l’anonimato.
Il fascino dell’ignoto: l’anonimato nel cyberstalking
Qui subentra il fascino dell’ignoto, l’aura di inconoscibilità che stimola la curiosità e invita ad addentrarsi nei labirinti pericolosi dell’etere. Inizia tutto da una conversazione, su Whatsapp, Telegram, Facebook, in una chat room o in un forum. Tale conversazione deriva da una preventiva scrematura, come la definisce il professor Vincenzo Mastronardi, psichiatra e criminologo clinico. L’aggressore digitale comincia quindi rivolgendosi a più persone e continua la vessazione con chi di loro risponde e mostra interesse.
La conversazione dunque non richiede necessariamente una conoscenza preventiva tra interlocutori. E inizialmente può sembrare anche innocua, tanto che la vittima può non rendersi conto della pericolosità del suo interlocutore. Ma quando diventa pericoloso il contatto? Quando si abbandona l’interlocuzione verbale limitata da barriere digitali protettive verso lo scambio di informazioni personali, tra cui anche fotografie.
Bisogno patologico di controllo sull’altro
La situazione sconfina nello stalking quando il persecutore è in grado di creare un’atmosfera di ansia e paura attorno alla sua relazione con l’altro, ormai fondata su una chiara esigenza di controllo. Per questo le vittime sono tendenzialmente persone affette da instabilità emotiva, più facilmente uncinabili da nemici virtuali in incognito. Adolescenti, che si ancorano ai nuovi media per combattere la solitudine di un’esistenza che avvertono come infelice e inappagante. Molto spesso gli adolescenti sono anche carnefici però, immolati a un’immaturità emotivo-affettiva, come ribadisce Mastronardi.
L’etere digitale permette loro di sentirsi protetti nell’oscurità, disinibiti nei comportamenti perché deprivati del contatto fisico con la vittima. La mancanza di un’identità, così come la possibilità di cancellare le proprie tracce online rende il molestatore capace di incentivare la beffa nella sua componente più aggressiva, convinto di non essere perseguibile. Rintracciare un cyberstalker non è semplice, per questo è meglio prevenire un attacco conoscendo le strategie di approccio.
Come agisce il cyberstalker nell’incolumità del cyberspazio
Sono diverse le modalità di azione di un cyberstalker:
- Invio consistente di mail con toni offensivi e violenti.
- Esercitazione di un controllo invasivo sulla vittima mediante programmi dannosi immessi nel suo sistema informatico come trojan horses e virus, che alterano la sicurezza informatica del dispositivo.
- Assunzione dell’identità della vittima, recuperata in chat e newsletters per poi impossessarsene come arma di lesione verbale (fake account).
Ci sono inoltre più tipologie di cyberstalker:
- Il Troll sfida la pazienza dell’utente e ne provoca la reazione riguardo questioni già ampiamente dibattute e sensibili.
- Il Twink crea uno stato di tensione per infastidire la sua vittima, ma poi lo allenta e lo sminuisce.
- Il Cheese Player inganna i giocatori di videogiochi, invitandoli al consumo seriale tramite i bug, errori di programmazione che permettono all’utente di ottenere numerosi vantaggi non previsti altrimenti dal gioco.
- Snert è l’acronimo di un termine che già ne definisce la natura. Snot Nosed Egoistical Rude Teenager, ovvero un adolescente fastidioso che per atteggiamento si avvicina al Griefer per i suoi comportamenti maleducati e offensivi.
Il cyberstalking nel Codice Penale
L’avvento di Internet e le sue recenti e diversificate articolazioni rendono difficile una chiara definizione del termine cyberstalking e una sua distinzione dallo stalking. Quest’ultimo compare nel Codice Penale nel 2009, con il Decreto Legge 39 del 23 aprile 2009. Il relativo art. 612-bis co. 1 recita:
è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molestia taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.
Viene così introdotta nel Codice Penale la sezione di atti persecutori. La persecuzione dello stalker consiste nel vessare la propria vittima, inibendone la libertà individuale tramite molestie e minacce tali da indurre paura e ansia. L’atto ha effetto a livello di relazioni interpersonali, amorose o affettive, finite a causa di uno dei due partecipanti e si può concretizzare in atti vandalici e violenti. Il tutto agisce sullo stato psichico dell’individuo e mina la serena condotta della quotidianità.
Come prevenire?
La persecuzione fisica intreccia ora quella verbale in una nuova realtà virtuale, ancora paradossalmente sconosciuta. La prevenzione consiste nel riconoscere i segnali di cyberstalking, che si manifestano come messaggi ambigui e deformanti. Se non si è in grado di difendersi autonomamente, un aiuto esterno potrebbe derivare da figure professionali come medici o psicologi oppure dall’aiuto di amici e persone care. La solitudine e la fragilità emotiva sono potenti aree di attacco. Sicuramente l’educazione civica digitale ha molto da dare in questo senso.
A cura di
Francesca Brioschi
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