Che cos’è il dark market place
Le possibilità che ci offre internet sono moltissime: in rete troveremo quasi certamente qualsiasi cosa di cui abbiamo bisogno. Che si tratti di guide, video-tutorial, esperti da contattare, articoli divulgativi o tecnici, abbiamo a portata di mano un mondo di possibilità. Non c’è limite alla fantasia; la vastità del web ci offre praticamente tutto ciò che è immaginabile a portata di click.
Internet, tuttavia, non si compone solamente di ciò che è accessibile utilizzando i motori di ricerca come Google, Bing o Yahoo. Grazie ad alcuni software è infatti possibile accedere a sezioni non indicizzate dal nostro motore di ricerca di fiducia. In queste zone d’ombra del web troviamo il famigerato dark web, che ci permette di soddisfare anche le richieste più illecite. Proprio in questo mondo troviamo i mercati neri del XXI secolo, come DarkMarket.
Differenza tra deep web e dark web
Spesso si utilizzano indiscriminatamente i termini deep web e dark web. Questa approssimazione è tuttavia errata. Il deep web (in italiano “web sommerso”) è tutta quella parte del World Wide Web non indicizzata dai motori di ricerca standard per svariati motivi. Si stima che la quasi totalità dei dati presenti in rete (circa il 99%) sia allocata proprio in questo mondo sommerso. Vi troviamo siti ancora non indicizzati, pagine web dinamiche (cioè generate al momento, in base all’input dell’utente), pagine private, accessibili solo dopo login, siti aziendali privati ecc.
Per quanto riguarda il dark web, invece, si tratta di una parte ridotta del deep web che spesso nasconde varie attività illecite. Solitamente irraggiungibile utilizzando connessioni a internet normali, è richiesto l’utilizzo di software appositi. Grazie a questi programmi, si accede a reti sovrapposte a internet, chiamate darknet (la più nota è Tor, seguita da I2P e Freenet). Sistemi come quello utilizzato da Tor permettono inoltre agli utenti di muoversi nell’anonimato, facendo rimbalzare il proprio segnale tramite vari dispositivi o server, detti nodi.
Il mercato nero: il caso di DarkMarket
All’interno del dark web, negli ultimi anni, nasce un nuovo sito dedito al commercio di materiali illegali: DarkMarket. Questo portale non va confuso con uno omonimo, molto simile, chiuso dalle autorità più di dieci anni fa. Nel corso del 2020 il sito è diventato uno dei più importanti mercati neri online, grazie alla chiusura di un suo diretto concorrente. È arrivato ad avere 500.000 clienti e quasi 2.500 venditori, interessati a sostanze stupefacenti, armi, articoli contraffatti, gioielli, dati digitali e articoli simili.
A dicembre 2020 erano disponibili oltre 127.000 prodotti diversi che muovevano un totale di 320.000 transazioni. Per tali transazioni, il sito accettava pagamenti in Bitcoin (BTC) e Monero (XMR), criptovalute spesso usate per renderle anonime. Numeri simili hanno ovviamente destato l’attenzione delle autorità, che hanno cominciato le loro indagini per bloccare l’attività del sito.
La chiusura di DarkMarket
Il 12 gennaio 2021 l’Europol, l’agenzia per la cooperazione tra le forze di polizia europee, ha annunciato di aver chiuso il sito DarkMarket, diventato il più grande mercato nero online. L’operazione ha visto l’attività congiunta di forze di polizia di diversi paesi: in prima linea la Germania, seguita da Australia, Danimarca, USA, Regno Unito e altri paesi europei. L’attività investigativa ha portato al sequestro di venti server in Moldavia e Ucraina e all’arresto del responsabile di DarkMarket, un cittadino australiano residente in Germania.
Le autorità hanno anche sequestrato ben 4.650 Bitcoin e 12.800 Monero, per un totale di circa 140 milioni di euro. La comunità che popolava il sito, ovviamente, ha già cominciato a migrare altrove, ma le indagini delle forze di polizia proseguono per identificare i trafficanti.
Il precedente più illustre: Silk Road
Uno dei più noti casi di cronaca riguardo al darkweb è la vicenda di Silk Road e del suo fondatore. Definito come “l’Amazon delle droghe“, il sito funzionava grazie all’utilizzo del sistema Tor. Vi si trovavano prodotti illegali di diverso genere: droghe, pornografia, prodotti contraffatti, documenti falsi e, più tardi, armi. Dopo la richiesta di due senatori statunitensi di chiudere il sito, gli amministratori di Silk Road dichiararono di accettare la sfida e voler dimostrare di poter battere gli sforzi investigativi degli USA.
Tuttavia, le cose non andarono come previsto: a inizio ottobre 2013 il sito venne infatti chiuso, il proprietario, Ross Ulbricht, fu arrestato e furono sequestrati 3,6milioni di dollari in Bitcoin. Nel maggio del 2015, a New York, si giunse alla sentenza del processo: riconosciuto colpevole di tutti i capi d’accusa, tra cui traffico di droga in rete, cospirazione e riciclaggio di denaro, il trentunenne è stato condannato all’ergastolo. A nulla è servito il ricorso in appello, che ha solamente confermato la condanna.
A cura di
Federico Villa
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