Come pesci nella rete: le vittime reali delle fake news
“Non accettare le caramelle dagli sconosciuti! Prima di attraversare, controlla che non stiano arrivando auto! Non salire in macchina con persone che non conosci! Non correre con le forbici in mano!”
Non sono pochi gli avvertimenti che ognuno di noi ha ricevuto durante l’infanzia allo scopo di proteggerci dai possibili pericoli che il nostro sguardo ingenuo e pieno di meraviglia non era ancora in grado di riconoscere.
Crescendo, però, le raccomandazioni non si sono affatto esaurite, hanno anzi subito un’evoluzione che ha dovuto seguire l’esplosiva espansione della tecnologia, diventata ormai compagna irrinunciabile della nostra quotidianità. Alle stesse persone che quando eravamo bambini ci esortavano a prestare attenzione e a non accettare proposte provenienti da sconosciuti, rivolgiamo oggi avvertimenti completamente nuovi, frutto della giovane era digitale: “non aprire i link contenuti nelle email provenienti da contatti sconosciuti! Non cliccare il banner che si ostina a definirti il 150esimo visitatore della pagina, avente diritto a una vacanza premio! Non fornire i dati personali e bancari a contatti non sicuri! Non credere a tutto quello che leggi, verifica le fonti!“
Nonostante il mondo digitale possa apparire etereo e “poco concreto” i pericoli a esso legati sono seri e reali: le fake news, in particolar modo, rappresentano un nemico subdolo e pericoloso, proprio in virtù della loro viralità e della loro apparenza “innocua”.
L’effetto megafono del Web
Le fake news non costituiscono certamente una novità esclusiva del nostro tempo: le notizie false esistono fin da quando l’uomo ha imparato a comunicare. Globalizzazione e digitalizzazione, con il supporto del Web, hanno tuttavia amplificato considerevolmente la magnitudo dei fenomeni di diffusione delle fake news.
I social network, in particolare, grazie alla possibilità di raggiungere ogni utente singolarmente hanno costituito gli attori chiave nel processo di penetrazione delle notizie false, sfruttando le potenzialità del digitale in quanto acceleratore dei processi di condivisione e diffusione dei contenuti.
La possibilità per le fake news di circolare velocemente e diffondersi capillarmente rende difficile a tutti coloro che non possiedono gli strumenti adatti verificarne l’attendibilità e, conseguentemente, smentirle.
Chi risulta maggiormente esposto al pericolo?
Scarse risorse intellettuali, livello di istruzione inferiore e minor grado di autostima sono variabili che incidono in modo non trascurabile sull’esposizione di un individuo alle fake news: la maggiore o minore possibilità di accedere a fonti di informazione e la capacità di analizzarle con atteggiamento critico sviluppato grazie a conoscenze pregresse o all’acquisizione di un metodo scientifico come approccio alla realtà rappresentano un limite che condiziona la vulnerabilità dell’utente.
Parte della responsabilità della diffusione delle fake news è inoltre da attribuirsi al cosiddetto Bias di conferma: il Bias di conferma è un processo mentale che consiste nel ricercare informazioni e interpretare i dati a disposizione in modo tale da attribuire maggior rilevanza e veridicità a quelle che confermano i nostri preconcetti, sminuendo invece quelle che si contrappongono alle ipotesi.
Vittime reali di un pericolo virtuale
L’attuale pandemia ha purtroppo saputo fornire carburante da ardere all’universo delle fake news: tra le notizie false circolanti in merito al virus, spiccano quelle relative ai vaccini. Dalle iniezioni che altererebbero il DNA a quelle che, sempre secondo notizie false messe in circolazione, conterrebbero sostanze attivabili attraverso il 5G allo scopo di controllarci, sono state molteplici le occasioni in cui la fantasia umana ha ecceduto i propri confini attribuendosi la capacità di svelare l’ennesimo complotto dei poteri forti.
Tragicamente, il tentativo dei paladini della lotta contro il vaccino non ha salvato vite, bensì ne ha messe molte in pericolo: instillando dubbi e paure in persone che non hanno gli strumenti per giudicare in maniera scientifica i fatti contenuti in una notizia trovata online, hanno creato un vero e proprio esercito di oppositori che combattono contro quella che è, ad oggi, la prevenzione più efficace e sicura contro il virus. La percentuale di no-vax tra i ricoverati in terapia intensiva raggiungeva infatti, a gennaio 2022, il 65%.
L’alimentazione costituisce un ulteriore contesto in cui la diffusione di notizie false rappresenta un grave rischio per la salute di coloro che faticano a distinguere le informazioni attendibili da quelle ingannevoli. Un esempio può essere la condivisione di diete fai-da-te, estremamente pericolose specialmente per i ragazzi e le ragazze nell’età dello sviluppo, che oltre a necessitare di un apporto giornaliero adeguato di nutrienti, sono anche i più sensibili a questo tipo di tematiche e conseguentemente più vulnerabili alle relative fake news.
Ma alimentazione e COVID non sono gli unici a costituire terreni fertili per la proliferazione di fake news: in ambito politico la disinformazione, supportata dalla circolazione di notizie false di difficile smentita a causa della elevata capacità virale, conduce a rischi di alterazione del sistema democratico per mano di piattaforme i cui contenuti mirano all’orientamento dell’opinione pubblica.
Proteggersi dalle fake news
L’impegno delle istituzioni pubbliche e dei gestori delle piattaforme Web nel contrasto alle fake news non è sufficiente a combattere il problema a causa della natura fluida e inafferrabile che le contraddistingue.
La facilità di diffusione e la pericolosità delle fake news sono fortemente dipendenti dal livello di consapevolezza degli utenti che muovono i propri passi all’interno di una giungla di informazioni, dove non sempre la verità riesce a emergere e ad essere riconosciuta, offuscata da una nebbia di notizie fraudolente ma di forte appeal.
L’origine di una soluzione efficace e duratura nella lotta alle fake news è quindi da ricercarsi in azioni volte a promuovere un’evoluzione culturale della società, che promuova un dibattito pubblico di qualità e che sostenga le potenzialità del sistema scolastico nel fornire alle nuove generazioni gli strumenti necessari a rapportarsi al web con crescente consapevolezza.
A cura di
Chiara Fomiatti
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