Code Your Future è un’organizzazione non profit inglese che supporta persone rifugiate o che hanno difficoltà a realizzare il loro sogno di diventare programmatori. Nonostante abbiano lasciato le loro case, abbiano vissuto un viaggio che ha sospeso le loro vite e abbiano dovuto affrontare le difficoltà dell’integrazione, molte persone non sono rassegnate agli ostacoli della vita e vogliono migliorare e migliorarsi. Per questo motivo, l’organizzazione viene in loro aiuto dandogli l’opportunità di imparare a programmare con un corso di otto mesi tenuto da professionisti. Nello specifico, le lezioni si tengono in diversi centri in tutto il mondo: Londra, Manchester, Glasgow e, da poco, anche a Roma e Medellín.
Chi, cosa, grazie a chi
Gli studenti di Code Your Future sono per il 50% uomini, 29% donne, 17% non-binari e non dichiarati. Vengono da ventisei paesi diversi e, nello specifico, il 71% sono rifugiati o richiedenti asilo. In generale, tutte le persone che iniziano questo corso vivono sull’orlo della povertà o in condizioni di vita molto difficili.
Il corso dura appunto otto mesi e l’obiettivo è quello di fornire agli studenti gli strumenti tecnici di base della programmazione; questo avviene tramite esercitazioni in classe guidate da esperti, ma anche compiti a casa, fondamentali per l’acquisizione del programma completo. Inoltre, una volta terminato il corso di programmazione, i volontari supportano gli studenti nella ricerca di un lavoro che garantisca la più grande possibilità di successo in quel campo. Le nuove professioni legate al mondo digitale e all’informatica sono molto meritocratiche e offrono possibilità concrete: chiunque, se capace e volenteroso, può ottenere risultati.
L’organizzazione si occupa anche di coprire i costi che comporta il frequentare il corso, per riuscire a mitigare il più possibile le barriere economiche che troppo spesso impediscono a persone molto appassionate di avere una formazione. Inoltre, non si richiede nessuna preparazione o esperienza nel settore tech, in quanto la selezione degli studenti si basa principalmente sulla motivazione e sulla passione di ciascuno. È importante specificare che l’organizzazione riesce a lavorare grazie al contributo dei volontari.
Code Your Future: la solidarietà anche in Italia
Dopo tre anni di lavoro e più di cento studenti nel Regno Unito, la non profit inglese è arrivata anche in Italia, paese dove solo il 3% degli studenti universitari è laureato in materie informatiche e solo il 10% delle aziende usa un e-commerce per le proprie vendite. Tuttavia, secondo una stima della Commissione Europea, quello dell’informatica è sicuramente un settore con un futuro in crescita. Da qui al 2030 ci saranno 800mila nuove richieste di professionisti del digitale in Europa e 200mila solo in Italia. Secondo Luigi Capello, CEO di LVenture Group, questa iniziativa rientra nei progetti di “give back”, con cui si mettono a disposizione le conoscenze per quelle persone che un giorno potrebbero rappresentare delle risorse fondamentali per le nostre startup.
Il primo corso è iniziato la primavera scorsa, con lezioni ogni sabato presso l’Hub di LVenture Group e LUISS EnLabs, all’interno della stazione di Roma Termini. Agli studenti italiani sono state richieste venticinque ore di studio a settimana oltre alle ore di lezione; l’obiettivo è di acquisire le conoscenze necessarie per inserirsi nel mondo del lavoro come programmatori e sviluppatori informatici. Inoltre, gli studenti hanno potuto usufruire di lezioni di inglese, laptop per lo studio e di un supporto economico per il rimborso delle spese associate alla frequentazione del corso, come nel resto delle sedi inglesi.
Dove e come
Questo è il link dove è possibile registrarsi al processo di selezione, che si sviluppa in quattro diverse fasi, necessarie a garantire che a entrare nel programma siano solo le persone più motivate. Per iscriversi è necessario avere almeno diciotto anni e avere una conoscenza minima della lingua inglese. Inoltre, è preferibile avere un titolo di studio o esperienza nel settore, nonostante non sia obbligatorio.
A oggi, non è ancora possibile avere un feedback del risultato del programma italiano iniziato lo scorso marzo. Tuttavia, questo progetto si sta evolvendo ed espandendo a livello internazionale, in quanto si basa sull’idea che il dare oggi a chi è meno fortunato non è altro che un investimento sul domani, in termini di integrazione, di economia e di coesione sociale.
A cura di
Silvia Crespi
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