Citizen science: grazie all’online la scienza diventa di tutti
Cos’è la citizen science
La citizen science può essere definita come il coinvolgimento online di cittadini volontari e non professionisti nel processo scientifico. Letteralmente, può essere tradotta come la “scienza dei cittadini” ed è attualmente impiegata in molteplici e diversificati campi (es. biologia, chimica, fisica, astronomia).
Il concetto è stato inserito nel giugno del 2014 nella lista di parole nuove del dizionario Oxford English che l’ha definito come “la raccolta e l’analisi di dati relativi al mondo naturale da parte di un pubblico, che prende parte a un progetto di collaborazione con scienziati professionisti”.
La citizen science, si legge sul sito della Commissione Europea, è “resa possibile da un maggiore accesso alle informazioni”. Inoltre, è legata agli open data, ossia alla “possibilità di utilizzare dati di ricerca aperti o di scaricare articoli di riviste ad accesso aperto“.
In base al grado di coinvolgimento si distinguono diverse tipologie: si spazia dai crowd-sourcing projects, dove i volontari mettono a disposizione dei ricercatori i loro strumenti a progetti in cui i volontari raccolgono attivamente informazioni in svariati campi come biologia, ecologia, meteorologia, astronomia. Quest’ultimo è il campo attualmente più sviluppato. Infine, ci sono progetti dove i volontari contribuiscono ad analizzare i dati o collaborano con i professionisti nella creazione e sviluppo della ricerca in questione.
Citizen science non è un concetto nuovo
Citizen science è un termine piuttosto recente, tuttavia, in realtà il concetto era presente già nel XVIII secolo in Europa, quando iniziarono le prime osservazioni ornitologiche con la partecipazione di volontari. Veniva applicato nel medesimo periodo anche negli Stati Uniti, quando su invito della National Audubon Society, ogni Natale, i cittadini contribuivano al conteggio degli uccelli (Christmas Bird Count).
Il termine è stato poi coniato nella metà degli anni Novanta da Rick Bonney negli Stati Uniti e da Alan Irwin nel Regno Unito.
Durante l’ultima decade stiamo assistendo a un grande incremento nel numero di progetti in corso. Ciò è possibile anche grazie all’avvento di nuovi strumenti digitali che facilitano e rendono economica la comunicazione e l’interscambio di dati.
Perché abbiamo bisogno della citizen science
La citizen science è ritenuta un mezzo molto importante per lo sviluppo di tecnologia, verifica di fenomeni naturali e diffusione pubblica di sapere scientifico. Essa, così come delineata, porta alla formazione di una scienza partecipata, dove sono i cittadini a diventare parte integrante del processo scientifico. Inoltre, anche gli scienziati assumono sempre più consapevolezza in merito a questioni relative a democrazia e policy.
Negli ultimi vent’anni sono aumentate sia le iniziative, sia la possibilità da parte dei cittadini di accedere ai risultati. Basti pensare che la prima conferenza mondiale di citizen science, indetta a San Jose (California) dalla Citizen Science Association, ha visto la partecipazione di più di seicento persone, provenienti da venticinque paesi diversi.
L’ECSA, l’associazione europea di citizen science, la definisce come “un campo sperimentale che adotta modelli alternativi di democrazia e produzione di conoscenza pubblica”. Questo perché coinvolge le persone rendendole partecipi nelle attività di ricerca e sperimentazione, e così facendo le avvicina alla scienza. La citizen science ha anche valenza in campo educativo, in quanto permette agli studenti di confrontarsi con la scienza “vera”, al di fuori dell’ambito scolastico.
I progetti attualmente attivi
Attualmente, i progetti di citizen science in corso si sono allargati ad ambiti molto diversi tra loro, tra cui l’astrofisica, la medicina, la biologia, le neuroscienze, l’informatica, l’astronomia.
Tra i più importanti, troviamo The Cornell Lab of Ornithology, un’organizzazione supportata da circa 80.000 membri che ha come obiettivo quello di comprendere la vita degli uccelli e Open Air Laboratories (OPAL), un network di progetti di citizen science su larga scala che coinvolge musei, università e organizzazioni ambientali inglesi. Troviamo anche Zooniverse, un portale web di progetti di citizen science di astronomia, con circa 480.000 volontari, è una delle community online più grandi che esistano attualmente.
In Italia, troviamo CSMON-LIFE (Citizen Science MONitoring), un progetto che si snoda tra il Lazio e il Salento e che impegna i cittadini in attività di monitoraggio per la protezione della biodiversità italiana. Un altro importante progetto è STE (Scuba Tourism for the Environment), promosso dal Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dall’Università di Bologna. Il progetto ha come obiettivo quello di coinvolgere i turisti nella raccolta di dati sulla presenza di organismi nelle scogliere coralline del Mar Rosso, per valutare biodiversità e qualità ambientale.
A cura di
Martina Nicelli
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