Blockchain come garanzia di qualità

Blockchain come garanzia di qualità

Di Blockchain si parla ormai da anni e, nonostante ciò, il termine rimane tuttora circondato da un’aura di mistero. Probabilmente questa incomprensibilità per il grande pubblico è dovuta al fatto che spesso è associata ad altri argomenti poco chiari, come le criptovalute. Questa tecnologia, tuttavia, sarà sempre più presente nelle nostre vite e i primi passi cominciano a essere estremamente concreti. Sarebbe quindi il caso di cominciare a capirne il funzionamento, oltre che il suo potenziale.

Cos’è una Blockchain

Volendo semplificare estremamente il concetto, con Blockchain si intende un insieme di tecnologie complesse che formano:

una sorta di registro di transazioni dove i dati non sono memorizzati su un solo computer, ma su più macchine collegate tra loro via Internet attraverso un’applicazione dedicata e con la quale gli utenti possono interfacciarsi. Per la memorizzazione dei dati della catena è necessario un consenso così che l’insieme delle informazioni possa arrivare a destinazione. Il registro di questi dati è strutturato, come suggerisce il nome, in una catena di blocchi contenenti le transazioni e il consenso che sono distribuiti su tutti i nodi dell’ampia Rete.

Le risorse presenti in questa catena sono istantaneamente accessibili a tutti i membri autorizzati nella Rete, rimanendo però incorruttibili e facilmente tracciabili.

Il potenziale di questa tecnologia è immenso e si cominciano a vedere interessanti risultati, anche per la vita di tutti i giorni. Tra questi, un esempio particolarmente pratico è rappresentato da Authena.

Authena: una Blockchain per la vita quotidiana

Authena è una startup svizzera nata con l’obiettivo di tutelare produttori e consumatori. Il fondatore e amministratore delegato, Matteo Panzavolta, nell’arco della sua carriera ha sperimentato i rischi della contraffazione, una pratica che crea danni all’economia globale per centinaia di miliardi di euro all’anno.

I QR, spesso installati sui prodotti, possono essere falsificati, non garantendo una sicurezza adeguata all’originalità dei beni. Authena nasce, quindi, con l’intento di superare questo limite, fondando il proprio meccanismo di garanzia sulla tecnologia Blockchain.

I prodotti tutelati da Authena portano un sigillo con tecnologia Near Field Communication (il famoso NFC) che garantisce l’integrità del prodotto. Avvicinando un telefono, con l’apposita app, sarà in grado di identificare il sigillo del prodotto, riconoscere se è già stato aperto in passato e mostrare una scheda con i dati forniti dal produttore.

Tutti questi dati vengono immessi nella blockchain, diventando così incorruttibili. Finora Authena ha usato questa tecnologia su prodotti enogastronomici, agricoli, chimici e, ultimamente, anche nel settore del luxury, in particolare relativamente ai profumi. Ultimamente l’azienda svizzera ha testato il suo prodotto anche in ambito farmaceutico.

La garanzia di qualità è ancora più efficace per questi prodotti. Il sigillo, infatti, riporta ogni spostamento del farmaco in questione, i dati relativi l’ambiente di conservazione e evidenzia eventuali soste sospette. I dati di Authena sono conservati in 8.000 nodi della blockchain, garantendo un alto grado di sicurezza. Tutte le modifiche ai dati dei singoli prodotti vengono tracciati e verificati dai nodi, autonomamente.

 

Il mercato della contraffazione

Lo stesso Panzavolta chiarisce il funzionamento della contraffazione, portando come caso esemplare uno dei mercati più importanti per l’Italia, quello vinicolo. Proprio questo è uno dei mercati su cui più si concentra il lavoro di Authena. Come riporta Panzavolta, i vini più pregiati italiani, soprattutto in Asia, raggiungono quasi il 50% di contraffazione. Bottiglie vuote vengono riempite e rivendute, così da non dover neanche imitare l’etichetta.

Ma queste contraffazioni di certo non arrivano solo dall’Asia. Nel 2020 le forze dell’ordine hanno scoperto una truffa ai danni del celeberrimo Bolgheri Sassicaia della Tenuta San Guido. I truffatori facevano arrivare vino, bottiglie, etichette, tappi e casse da vari Paesi europei e non. Gli ologrammi riportati sulle bottiglie così confezionate erano contraffatti, risultando indistinguibili dall’originale.

Secondo i dati della Guardia di Finanza, con tale metodo erano prodotte 700 casse di vino al mese, con guadagni mensili di circa 400.000 euro, la maggior parte ottenuti sul mercato internazionale. Come migliaia di altri casi, questo esempio dimostra i limiti di ologrammi e QR code tradizionali, non supportati da una blockchain che garantisca la qualità del prodotto.

Una soluzione come quella di Authena, che è solo un esempio di applicazione di questa tecnologia, potrebbe limitare drasticamente situazioni simili. Per seguire questa strada, tuttavia, è necessario un impegno deciso da parte dei produttori, che dopotutto ne ricaverebbero solo un beneficio.

 

A cura di

Federico Villa


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